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  • 09 febbraio 2023
  • Casale Monferrato

Al Municipale

Nicola Lagioia racconta l'omicidio Varani ne "La Città dei Vivi"

Per la rubrica "Si apre il sipario"

Nicola Lagioia visto da Max Ramezzana

Un viaggio alle origini del male in una performance sonora in cui il romanzo culto “La Città dei Vivi” del pluripremiato autore Nicola Lagioia, diventato un podcast prodotto da Chora Media, si trasforma in un’esperienza live. Nicola Lagioia (premio Strega 2015 con “La ferocia”) conduce il pubblico per le strade buie della Città Eterna fino a un anonimo appartamento della periferia romana, dove il 4 marzo del 2016 viene ucciso Luca Varani. 

Un delitto senza movente, simile ad un omicidio rituale, ad un sacrificio. “La Città dei Vivi” è un’indagine sul male, sulla responsabilità, sulla colpa, sulla breve distanza che separa tutti noi da un assassino, in una grande narrazione della Roma di oggi. Giovedì 9 febbraio alle 21 lo troveremo al Teatro Municipale di Casale (biglietti sul sito VivaTicket).

Cosa vuole riassumere con il titolo “La Città dei Vivi”?
Un titolo solare, un’espressione campanelliana, eppure quando lo si finisce di pronunciare si trova quasi un retrogusto minaccioso, perché se esiste una città dei vivi ne esisterà anche una immersa nelle tenebre. Questa è l’ambivalenza di Roma: nella Città Eterna ogni aspetto della vita è accompagnato dal suo contrario.

Come mai la scelta di raccontare un efferato delitto della cronaca nera italiana?
Roma e l’Italia non sono posti pericolosi, rispetto ad altre capitali europee. Nel nostro Paese non esiste un reale problema sicurezza, eppure certi omicidi sono tristemente significativi e sono oggetto di indagine che richiamano gli strumenti letterari. La letteratura da sempre si confronta con il Male, non per provare a risolverlo, ma per raccontarlo con approfondimenti. Del delitto Varani mi aveva colpito la sua efferatezza, la mancanza di un movente, ma anche per il fatto che i due assassini fossero definiti tali a loro insaputa… si descrivevano come se avessero evocato una forza terza che non sono stati in grado di controllare. Poi c’è un fatto personale: l’omicidio si è compiuto nel quartiere Collatino, a pochi passi dall’Esquilino, dove abito... come se fosse caduto un meteorite dietro casa e dal cratere formatosi ho esaminato questo “corpo alieno”. 

Come spiega il Male, in una società malata da tempo?
La società è da sempre malata. Che cosa poteva essere l’Italia delle leggi razziali del 1938, che cosa poteva essere il Sud America conquistato dagli spagnoli che compirono un vero e proprio genocidio… La malattia di oggi, come la definiva Italo Svevo ne “La coscienza di Zeno”, appartiene a un uomo con capacità tecnologiche nettamente superiori rispetto al passato. L’essere umano discende da progenitori violenti, sì le scimmie, soprattutto gli esemplari maschi. Un tipo di violenza necessaria per la sopravvivenza della specie; in passato dovevamo essere depredatori per non essere vittime di carnefici. La civiltà è l’emancipazione da quel tipo originario di violenza. Oggi non dovremmo più conviverci, eppure ci è rimasta dentro.

Giovani e pochi ideali. A cosa devono “aggrapparsi” le nuove generazioni?
I pochi ideali non sono dei giovani ma degli adulti! I ragazzi di oggi si muovono in un vuoto morale, affettivo e valoriale creato da noi adulti. I giovani subiscono la mancanza di ideali, la incarnano, ma non l’hanno creata loro.

Il Noir la accompagna dal Premio Strega 2015. Cosa la affascina maggiormente di questo mondo?
Non tanto il noir, ma direi il gotico meridionale. Un genere vicino a De Roberto e a Falkner, piuttosto che a Chandler. Per spiegarlo vorrei differenziare tra giallo e noir. Nel giallo troviamo una società ordinata sconvolta da un delitto, poi risolto da un investigatore che rimette le cose a posto, nel noir la soluzione del caso non fa tornare il mondo nella precedente armonia. La situazione in cui avviene un delitto era già malata. Non si ristabilisce un contesto aureo.

Dalla “sua” Puglia alla Roma decadente, passando per il Piemonte del Salone. Un viaggio che ha segnato anche alcune tappe della sua vita...
Sono nato a Bari nel ’73, mi sono laureato in Giurisprudenza, poi mi sono trasferito a Roma, dopo una breve parentesi milanese nell’editoria indipendente. Ho lavorato anche a Venezia per la Biennale, prima come selezionatore e successivamente come giurato per la Mostra d’Arte cinematografica, poi a Torino l’avventura così bella del Salone del Libro, che dirigerò per l’ultimo anno. 

Il Bene lo ritroveremo?
Il Bene c’è sempre anche nel contesto più terribile. Ci sono sempre spiragli di Bene, che dipende da ognuno di noi. Tutti noi abbiamo un potere piccolo o grande, tutti noi abbiamo una responsabilità verso il prossimo.
Il Bene non è mai oscurato del tutto dal Male. Come nei film di David Lynch il Male non ha mai la meglio, ci sono degli squarci luminosi che dobbiamo alimentare. 


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