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Altro che CSI: l'antropologa forense Cristina Cattaneo e la realtà delle scene del crimine

Cristina Cattaneo, la più famosa anatomopatologa e antropologa forense italiana, tre lauree, autrice di libri, perito peritorum: una vera luminare del ramo. Una professionista del genere non può che essere un esempio da seguire per tutti i giovani. Lo sanno bene gli studenti del Balbo che, sabato mattina, hanno incontrato la Cattaneo, originaria di Pontestura, che proprio in questi giorni sta indagando sul cadavere trovato nei boschi di Camino. La brillante scienziata, introdotta dal preside Riccardo Calvo, ha raccontato ai ragazzi il suo lavoro, rispondendo alle loro domande. Un mestiere - ha spiegato il medico legale- che è ben diverso da come lo si immagina: «I telefilm hanno reso popolare un lavoro che prima faceva impressione, ma non ci rendono giustizia. A differenza di quello che si vede nelle serie televisive, spesso non si riesce a individuare subito la causa di morte di una persona e talvolta le indagini durano addirittura mesi». Ma i programmi che proprio la Cattaneo non sopporta sono i talk show come Porta a Porta e Quarto Grado: «Sono programmi nocivi per la nostra immagine - accusa la pontesturese - la gente in studio non ha idea di come lavoriamo, né tantomeno su tempi, mezzi a disposizione e costi. Inoltre, vengono diffuse informazioni che per motivi deontologici non dovrebbero diventare di dominio pubblico». Il patologo forense si occupa non solo di morti, ma la sua professione lo porta anche ad agire nel campo sociale: «Si analizzano casi di violenze, maltrattamenti, torture, ad esempio sui richiedenti asilo politico». La Cattaneo ha quindi illustrato, proiettando fotografie non cruente, alcuni procedimenti per stabilire le cause del decesso, il periodo in cui la vittima è stata assassinata e l’identificazione del cadavere. Come in tutti i settori, anche qui, uno dei problemi con cui fare i conti sono i soldi: «È un fattore che può incidere sul nostro operato. Talvolta non vengono svolti esami perché sono troppo costosi. Non mi è capitato spesso, ma ricordo un caso in cui un piemme non autorizzò un esame sulle retine di un bambino perché costava 600 euro». Dopo anni di giornate passate tra cadaveri e scene raccapriccianti, - è stata la curiosità di uno studente - la notte si riesce a dormire senza incubi?. «Ho avuto un incubo solo una volta - risponde la Cattaneo - sognando che era saltata in aria la metropolitana di Milano. Qualche mio collega invece ha sogni complessi: un medico legale aveva sognato i morti che lo consolavano». E qual è il caso che l’ha colpita di più? Domanda una ragazza. «Dal punto di vista umano tutti i casi sono uguali e provocano la stessa tristezza. È la televisione a creare morti di serie a e b: quando muoiono prostitute o senzatetto nessuno ne parla. I casi hanno invece differente interesse dal punto di vista scientifico. Ad esempio, nel 2011, si sono utilizzate tecniche nuove per trovare vittime di mafia seppellite». Al termine della conferenza, la Cattaneo ha fatto un giro tra i corridoi del liceo Classico, l’istituto frequentato da adolescente.

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