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A Ozzano per i restauri della Parrocchiale
Raggiungiamo Ozzano dal Lavello. La strada in salita ci porta nella piazza Vittorio Veneto, svolta a sinistra all’altezza del palazzo comunale e superata l’antica casa Bonaria-Simonetti con altana in legno, raggiungiamo la chiesa parrocchiale dedicata a San Salvatore, in posizione dominante l’abitato e sotto il castello.
Dal lontano 1908 è dichiarata, insieme al campanile, edificio di interesse storico-artistico. Costruzione tardogotica, forse innalzata su strutture più antiche, è stata oggetto nei secoli di innesti stilistici di sapore rinascimentale, barocco e neoclassico che hanno trasformato la fabbrica originaria. Entriamo da una porta laterale accompagnati da Gian Paolo Bardazza, presidente di Idea Valcerrina, per incontrare l’arch. Antonio Rava di Torino, responsabile della ripresa dei lavori di restauro del complesso apparato decorativo della chiesa, a partire dal ciclo di affreschi della parete di fondo dell’ultima campata della navata sinistra collocabile nell’ambito della bottega di Martino Spanzotti. Dice Bardazza: “I lavori sono stati condotti in varie fasi compreso un doppio consolidamento post terremoto, quando abbiamo analizzato da vicino gli affreschi sono emerse molte crepe...”
Il ciclo raffigura nella lunetta una delicata Annunciazione con il Padreterno e un trittico con i Santi Rocco, Sebastiano e un figura poco leggibile, inserito in un elegante altare rinascimentale.
Sono in corso i lavori nella navata centrale coperta da una volta a padiglione allungata, riquadrata da un ampio cornicione, interamente affrescata con testi iconografici organizzati in finte specchiature all’interno delle quali sono dipinte le figure dell’Assunta e dell’Eterno incorniciate da volute.
Di particolare interesse, nell’area corrispondente ai peducci degli archi, i sei medaglioni monocromi entro i quali sono raffigurati i Profeti (resi leggibili) che risalgono alla prima metà del Cinquecento.
A sinistra, il primo nome(INS) è accompagnato da un cartiglio con una citazione dal libro di Aggeo (2,7), seguono Geremia e David; a destra Mosè, Isaia ed Ezechiele. I lavori, sotto il diretto controllo della Soprintendenza, sono finanziati da Idea Valcerrina che vuole conservare questo prezioso e raro ciclo di affreschi, da sottrarre all’azione demolitrice del tempo. Diamo un’occhiata anche alla navata laterale destra.
Sul muro perimetrale della prima campata gli affreschi di San Martino di Tours, della Madonna in trono con Bambino e del martirio di Sant’Agata. Nella seconda campata San Giovanni Battista che regge tra le braccia l’agnello e il tetramorfo su fondo rosso con i simboli dei quattro evangelisti sulla volta a crociera. Prima di uscire una visita alle due cappelle di testata. A destra quella barocca della Madonna del Rosario con la volta seicentesca ornata di stucchi colorati; a sinistra la pala di scuola moncalvesca con i Santi Carlo Borromeo e Bovone in preghiera davanti alla Vergine e un bel paliotto settecentesco con la firma “Guazzone fece 1758”. Dalla piccola sacrestia entriamo in un piccolo anfratto per rileggere la scritta: “Maenstro Michaele Moratto de Novi a fatto questa opera 1578”. All’uscita incombe la mole imponente della torre campanaria, addossata ad una parete rocciosa che sostiene il castello, separata e non in asse con la chiesa.
Dallo stretto viottolo raggiungiamo il sagrato, risistemato nel 2014 con il punto di veduta promosso dall’Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato Casalese con il conributo della famiglia Visconti e il cofinzanziamento della Compagnia di San Paolo. Qui possiamo ammirare da vicino la facciata a salienti in cotto alleggerita da svettanti pinnacoli ottagonali e divisa da robusti contrafforti che delimitano i tre campi, con il portale neoclassico che racchiude un bel portone settecentesco. Dal sagrato la bella giornata di sole ci ricambia con uno splendido panorama collinare e una bella vista dei giardini pensili del castello.
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