A Moleto, piccola frazione di Ottiglio, vale la pena soffermarsi, anche solo per pochi minuti, ad osservare le abitazioni del silenzioso sobborgo.
Seppur costruite con materiale proveniente dalla zona, i tradizionali conci di pietra da cantoni, presentano tutte un aspetto signorile, si distinguono per i curiosi camini e la presenza di alberi secolari e di palme che ornano i loro giardini, ad attestare la mitezza del clima.
Il motto latino “Concordia servatur domus”, impresso sull’elegante portale in cemento con l’iniziale del cognome, rende immediatamente individuabile, tra le dignitose residenze, la villa dell’astronomo Giovanni Celoria.
Nato a Casale il 29 gennaio 1842 da Carlo e Teresa Beccari, studente liceale al Collegio Trevisio, laureato in Ingegneria a Torino nel 1863, entrò a far parte del gruppo di lavoro dell’Osservatorio di Brera, di cui fu direttore fino all’abbandono della carica nel 1917 per raggiunti limiti di età. Professore di Geodesia presso il Politecnico di Milano, socio dell’Accademia dei Lincei, consigliere comunale e assessore del comune di Milano, fu eletto senatore del Regno nell’aprile 1909.
Morì il 17 agosto 1920 e la sua salma, su richiesta degli amministratori casalesi, fu traslata da Milano alla città natale, dove riposa nel famedio del cimitero urbano.
Nella villa di Moleto si era fatto aprire un ingresso pedonale, anch’esso ingentilito dalle iniziali della famiglia, proprio di fronte alla seicentesca chiesetta dedicata a San Francesco d’Assisi.
Venne costruita, in sostituzione di un’altra precedente, alla fine del Seicento “da Particolari di questo Cantone, si legge in una visita pastorale del 1725, ma in maggior parte dalla Casa di detto Signor Don Germano [Celoria], e Casa del Signor Alfiere Giovanni Giacomo Barberis”. Ampliata nell’Ottocento, la costruzione era in grado di contenere tutti gli abitanti del luogo, che nel 1904 erano una ottantina.
Fueretta in parrocchia il 17 agosto 1915 con un lascito di Giovanni Celoria e della sorella Giuseppina.
Poco dopo fu nominato parroco don Felice Grea, nato a Tonco il 29 dicembre 1880, ordinato sacerdote il 16 luglio 1905, già cappellano del piccolo borgo con una retribuzione di mille lire, di cui trecento a carico del comune di Ottiglio “per compenso di un po’ di scuola ai ragazzi”.
Scomparso il 22 aprile 1939, don Felice riposa nella cappella Celoria del cimitero di Ottiglio.
La lapide con la fotografia reca questo elogio funebre: “Santo ministro di Dio che nella semplicità della sua vita seppe indicare ai suoi parrocchiani la via che conduce al cielo”.
La sua figura è rimasta impressa nella mente degli anziani, che lo ricordano intento a recitare il breviario nel labirinto di meditazione del giardino della villa, donata nel 1923 alla parrocchia dalla vedova dell’astronomo, Rosa Manzi. Nessuno può immaginare che sotto quei meandri sempreverdi si apra uno dei più antichi e suggestivi infernot, che ricorda l’abside della vicina chiesetta romanica di San Michele.
Un infernot strepitoso
Appuntamento con Bernard Glenat francese (di Tolosa) che regna da tempo a Moleto dove si è trasferito da Ispra (ricercatore) attratto da quello che ha sempre definto (giustamente, pensate alle Grotte dei Saraceni....) un luogo magico.
Nel suo ristorante troviamo l’ultima novità sui tavoli: originali lampade realizzate con le pagine del bisettimanle Il Monferrato.
Chiediamo informazioni sui clienti. La maggior parte sono stranieri: sono appena partiti sei cinesi per lavoro alla Montedison di Alessandria; quattro svizzeri di Berna e una coppia di Zurigo. Ma il nostro primo scopo è andare a caccia di infernot dopo il loro inserimento nel patrimonio dell’umanità Unesco.
Nel nostro (breve) trasferimento davanti alla vecchia scuola elementare, ristrutturata incontriamo il dott. Carlo Faletti, presidente nazionale dei Radiologi italiani, di origine astigiana. Anche lui si è trasferito qui attratto dalla bellezza del luogo.
Una breve tappa nel cortile che porta la firma di Mendini per una foto alla chiesa sventrata dal crollo del campanile. Una ferita da risanare.
Due parole con Danila, la moglie del sindaco di Ottiglio Franco Barberis, che ci racconta del successo della festa patronale di Moleto, lunedì scorso, con la partecipazione corale di tutti gli abitanti.
I più anziani una signora di 91 anni e un uomo di 86. In programma un mercatino di Natale (tipo quelli altoatesini) nei cortili con gli artigiani al lavoro. Giova aggiungere che questo è un luogo magico anche per la presenza di due case d’artista: qui quella di Michelle Hold, nata a Monaco, cresce a Innsbruck (Austria) dove ha iniziato a studiare architettura, vive da vent’anni a Moleto dove ha il merito di aver raggruppato un gruppo di artisti internazionali sotto la sigla ArtMoleto che si realizza all’esterno con mostre a tema (la prima: Terra, di qui la pietra da cantoni, Acqua, Rosso vivo, collegato al vino...)
Poi alla Prera quella che era la casa studio di Pit Piccinelli (e la memoria è coltivata da Bona Tolotti,anche lei sensibile artista).
Riprendiamo il tour, entriamo nella villa Celoria, breve visita al verdissimo labirinto della meditazione. Poi all’ingresso dell’infernot la targa ricordo col logo di “Lun’Esco” del maestro ceramista Piero Roggero di Ottiglio. Accanto una placca da camino con lo stemma di un arcivescovo recuperata dalla casa materna di Bernard in Francia. Scendiamo nella grande cantina con pozzo (1904), poi salita, discesa e ancora salita, fino a raggiungere uno stretto (e po’ scivoloso....) corridoio curvilineo che porta allo splendido infernot cosiddetto del parroco, a pianta semicircolare con impressa la data 1836, che unisce villa Celoria con la proprietà Francia. E proprio poco fuori Moleto, nella valle, facciamo dietrofront al Circolo ippico La Valisenda, per scambiare due parole con Angelo Francia, pensionato e trifulao, che grazie al fiuto straordinario del cane Leo estrae davanti ai nostri occhi un tartufo. Peccato sia piccolissimo...