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Per la rubrica "Si apre il sipario"
Rocco Papaleo sul palco del Municipale con "L'ispettore generale" di Gogol
Martedì 21 e mercoledì 22 gennaio alle ore 21
Lo abbiamo visto tante volte al cinema calato in personaggi che ci hanno fatto ridere, ma martedì 21 e mercoledì 22 gennaio (ore 21) al Teatro Municipale di Casale Monferrato, Rocco Papaleo sarà protagonista de “L’ispettore generale” (coproduzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale e TSV - Teatro Nazionale) di Nikolaj Gogol, uno dei più grandi capolavori della drammaturgia russa. Scritta quasi duecento anni fa, ma tragicamente più attuale di quanto si possa immaginare, rivive oggi grazie alla regia di Leo Muscato. Biglietti in vendita su vivaticket.com e al botteghino del teatro le sere dello spettacolo.
Russia, 1836: per controllare la vita e l’operato dei suoi sudditi, lo zar Nicola I istituisce un nuovo organo di Stato chiamato Terza Sezione. È una sorta di inquisizione che persegue e ostacola tutti i liberi pensatori, fra cui Dostoevskij, Puškin e Gogol stesso. In breve tempo questo sistema scatena un processo di burocratizzazione della macchina amministrativa e aumenta esponenzialmente il livello di corruzione fra i funzionari statali.
“L’ispettore generale” è una commedia satirica estremamente divertente che si prende gioco delle piccolezze morali di chi detiene un potere e si ritiene intoccabile. È forse l’opera più analizzata, criticata, incompresa, difesa, osteggiata, della letteratura russa di tutti i tempi. Gogol stesso si sentì in obbligo di scrivere diversi testi che fugassero i fraintendimenti sorti al suo debutto. Papaleo interpreta il podestà: un ruolo che lo ha allontanato dalla “solita” commedia.
L’attualità dell’opera di Gogol. In quale contesto geopolitico potrebbe essere ambientata oggi?
Credo che con tutte le forzature di uno spettacolo satirico, questo testo possa essere ambientato in qualunque parte del mondo. Il potere e il suo abuso raccontano quelle magagne che vengono descritte nello spettacolo, naturalmente spinte con una satira che vuole essere divertente, ma anche pungente, o almeno credo che questo fosse lo scopo primario dell’autore.
La risata è lo strumento giusto per prendere in giro un sistema corrotto?
Se devo dire la mia opinione personalissima, sinceramente direi di no… La risata mette solo in ridicolo dei problemi che non possono essere risolti solo ridendo. Sarebbe maggiormente interessante una polemica seria… Riassumendo, il re ha bisogno del buffone di corte, ma gli serve per tenere buoni i sudditi.
Come si è avvicinato al personaggio del podestà?
Cerco un’aderenza, pur in situazioni estreme e al tempo stesso irreali. Non entro in nessun personaggio, ma deve essere lui a volere entrare dentro di me. Una frase che dico sempre per far ridere voi giornalisti. Anche in questo caso ho spinto la mia personalità verso questo archetipo della piramide del potere: forte con i deboli e debole con i forti.
Un ruolo in uno spettacolo che vanta una compagnia numerosa e affiatata
Lo spettacolo è corale: tutti i personaggi hanno una drammaticità unica e tutti siamo in scena contemporaneamente. Ottanta repliche dello scorso anno sono state utili a ritornare sul palco con questo testo. Siamo un bel gruppo e ci troviamo bene amalgamati.
Le è piaciuto il ruolo del cattivo?
Forse un “galletto” non un cattivo. Cerco di rappresentare qualcosa che mi smarchi dalla solita interpretazione in cui vengo visto al cinema e in televisione. Credo di avere anche altre corde, che esprimo nei miei film e negli spettacoli di teatro-canzone, una proposta umoristica maggiormente complessa, malinconica e poetica…
Se Dostoevskij parlava della bellezza che avrebbe salvato il mondo, la risata e il buffo che ruolo devono avere nella società?
A 66 anni, è inevitabile che mi sia un pochettino immalinconito. Mi faccio forza di un aforisma di mia creazione: l’allegria mi fa stare bene, ma è la malinconia che mi migliora. Ridere fa bene al cuore, ma solo ridere diventa insufficiente. Le cose difficilmente si possono aggiustare, in un momento storico in cui non ci dobbiamo nascondere dietro le risate.
Oggi criticare il potere cosa comporta?
Se si critica il potere ci si prende un rischio. Non ha piacere di essere criticato.
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