Castello di Casale: si dimette il responsabile ("Impossibile lavorare")
di Antonio Monaco, editore
Gentili concittadini,
ho deciso di dimettermi dal ruolo di responsabile del Progetto Castello con una lettera consegnata al Sindaco e alla Giunta martedì 27 gennaio scorso. Ho dovuto, mio malgrado, gettare la spugna. Mi sono sforzato in ogni modo di realizzare questo progetto con l’ostinazione della passione e sacrificando altri impegni. Si tratta di una decisione per me molto sofferta e sento il bisogno di spiegarne pubblicamente le ragioni profonde.
1. Avevo già evidenziato, all’inizio dell’incarico, una serie di problemi organizzativi come la necessità di un referente amministravo con l’autorità e l’autonomia necessarie a gestire il budget e una segreteria operativa con un incarico preciso su cui poter contare realmente e quotidianamente. Alcune scelte operative sono state assunte, ma lo stile organizzativo non è cambiato.
Ho stretto i denti e coinvolto, con risorse mie, alcune persone a collaborare con me per arrivare a un risultato importante con la presentazione pubblica alla città e alla stampa locale dell’Anteprima del Castello il 18 dicembre 2008.
Tuttavia, proprio il forte e ampio consenso sul progetto, ha evidenziato ulteriormente lo scollamento tra le diverse aree amministrative coinvolte e la difficoltà di coordinare in modo unitario le diverse iniziative locali (portale di Santa Maria di Piazza, inaugurazione della Biblioteca, Riso & Rose, OyOyOy!, Fiera di San Giuseppe, attività culturali del centro polivalente: bar, musica, soprattutto, e conferenze) per ottenere il massimo di sinergia comunicativa.
La scoperta poi, a me non comunicata direttamente, della riduzione del 50% della disponibilità finanziaria inizialmente prevista (e sulla base della quale avevo formulato il progetto), mi aveva indotto a suggerire un completo ripensamento del programma, con l’indicazione di concentrarsi esclusivamente sulle attività per i bambini e i giovani.
Il 14 gennaio si è svolto l’incontro con i referenti dell’Amministrazione in cui non è stata condivisa l’idea del ripensamento ma prevista piuttosto la possibilità di coinvolgere nuove opportunità di sponsorizzazione da parte di enti fino a quel momento non sufficientemente sollecitati. Da quel momento si è creato uno scollamento tra la struttura politica e quella dirigenziale e amministrativa.
Il risultato di questo modo di procedere è che il progetto viene utilizzato come un catalogo di attività e iniziative reciprocamente fungibili, scelte non sulla base di criteri di coerenza, organicità ed efficacia, ma in relazione ai problemi amministrativi che possono creare, ai tempi imprevedibili in cui saranno disponibili le risorse, e al tipo di clima relazionale in atto al momento tra i diversi uffici coinvolti. Il tutto secondo tempi e modalità che non possono garantire la qualità dell’iniziativa, così come era stata approvata dalla Giunta.
Nelle ultime due settimane che hanno preceduto le mie dimissioni, mi sono trovato in condizione di non poter più pianificare con certezza alcunché, né di fissare scadenze e impegni con persone cui ero in grado di offrire solo la mia personale affidabilità e tempi di lavoro sempre più stretti.
2. Ho considerato l’impegno per “comunicare il Castello” una grande sfida professionale e, quando sono stato invitato ad assumere questo impegno, un onore, innanzitutto come cittadino di Casale.
Non ho lavorato per realizzare un semplice maquillage estetico della principale opera architettonica della città, ma per far convergere scelte culturali capaci di incidere sull’economia locale, l’accelerazione di un intervento restaurativo qualificato e la realizzazione di eventi culturali distintivi in grado di porre all’attenzione pubblica la città di Casale e il territorio del Monferrato.
Dall’inizio di giugno 2008 (il 18 è la data in cui mi è stato formalmente affidato l’incarico professionale), mi sono impegnato con convinzione nello sviluppo del progetto, nei numerosi incontri con possibili collaboratori, nella raccolta di suggerimenti, la verifica di possibili disponibilità, le visite tecniche (a mie spese, ovviamente) in diversi luoghi, nazionali e internazionali, che hanno affrontato problematiche analoghe.
Secondo la comune accezione di consulenza, oggi posso dire che sono già andato oltre a quello che è stato il mio incarico: avrei dovuto semplicemente comunicare, ma poi ho dovuto progettare anche cosa comunicare. Il progetto formulato rappresenta un piano completo e organico in grado di suscitare, ne sono convinto, l’attenzione necessaria e realizzare gli scopi promozionali prospettati. La sua dimensione economica è coerente con quanto mi è stato via via dichiarato come disponibile.
Avevo forzato me stesso e la macchina comunale perché convinto che siamo solo all’inizio di un percorso che ci deve vedere coinvolti nel futuro del territorio, cogliendo le grandi opportunità dei prossimi anni. Ne cito alcune: il Monferrato Patrimonio Unesco nel 2010, le rievocazioni dell’Unità d’Italia nel 2011 e l’Expo universale di Milano del 2015. Sono grandi opportunità ma attività impegnative e complesse, e se dovessimo considerare questi mesi di preparazione all’inaugurazione del Castello come una prova generale, direi che proprio non ci siamo.
3. Mi faccio da parte sapendo di rischiare interpretazioni distorte e scorrette. Finché ho creduto di essere comunque all’interno di un flusso che procedeva, pur tra le difficoltà, ho resistito. Oggi però resistere alle difficoltà pratiche e alle ostilità non basta più, e voglio difendere l’idea che sia possibile realizzare un progetto culturale per il Monferrato, di lungo respiro e ancorato a una visione strategica.
Convinto della bontà della mia proposta, culturale e comunicativa, ho rinunciato a ogni compenso proprio per rendere disponibili delle risorse per attività che ritengo indispensabili per l’inaugurazione, come i concerti internazionali, le visite tecnologiche al Castello e la grande mostra fotografica. Ho sviluppato un progetto organico nei termini previsti e ho allestito dettagliatamente le linee guida per la comunicazione del Castello. Il programma che ho predisposto per la preparazione e per l’inaugurazione è così dettagliato, con orari, nominativi e scopi da poter essere realizzato anche senza di me, se si vorrà dare forza organizzativa al progetto.
Metto dunque a disposizione il lavoro che ho fatto gratuitamente, senza rivendicare nulla, ma, nello stesso tempo, non voglio essere complice di un modo di gestire le sfide della città da perdenti, che non condivido.
4. Come cittadino che pratica il volontariato civile ho offerto la disponibilità a collaborare con la Biblioteca Ragazzi, e assicuro il mio impegno volontario per la buona riuscita della singola iniziativa che coinvolga persone che ho io stesso sollecitato sul piano personale, in particolare Luciano Bobba, Mariateresa Cerretelli, Maurizio Galimberti, Enrico Stefanelli, Franco Donaggio, Gabriele Croppi, Carlo Infante, Frank London, Boban Marcovich e Roy Paci.
Sto leggendo l’ultimo libro di Carlo Maria Martini in cui egli parla dell’ “intelligenza complessiva delle cose”, quella capacità di avere una visione d’insieme, in cui i singoli elementi devono comporre un progetto coerente ed efficace, efficace perché coerente. Se tale capacità viene meno, si può mancare un obiettivo anche se lo si è sfiorato, si può perdere la sfida anche se si è partiti bene.
Spero che ci possano essere occasioni di confronto, in pubblico o in privato, momenti in cui elaborare e applicare insieme l’intelligenza complessiva delle cose. Aver dedicato molto tempo al progetto, aver avuto accesso ai documenti progettuali del passato e aver fatto tanti sopralluoghi mi ha consentito di farmi anche una precisa idea di come si potrebbe valorizzare al massimo il Castello nei prossimi anni. Offro fin da ora tutta la mia disponibilità a partecipare a confronti in cui ci possiamo interrogare sul nostro futuro assumendo impegni e responsabilità.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno dimostrato disponibilità, fiducia e collaborazione. Mi scuso con tutti quelli a cui posso aver creato disagio o indotto aspettative successivamente deluse.
Nonostante tutto, sono contento di vivere a Casale.