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  • 13 aprile 2022
  • Casale Monferrato

MonFest 2022

Tra foto e spiritualità: l'idea di fotografia di Maurizio Galimberti

L'incontro alla Biennale

Maurizio Galimberti in Duomo a Casale davanti alla copia del suo "Tributo a Leonardo" (f. Silvano Ghirardo)

«Il Cenacolo vinciano reinterpretato dalla visione profonda e creativa di Maurizio Galimberti ed esposto nell’atrio del Duomo di Casale Monferrato per il MonFest 2022, è il frutto di un progetto realizzato da un’idea comune dell’artista insieme al collezionista e amico Paolo Ludovici ed ha richiesto un processo delicatissimo, mettendo in sinergia Polaroid / Fuji Instax e digitale. Ed è così che la sacralità e l’intensità sublime del Cenacolo vengono restituiti nella loro pienezza e quel ritmo, scandito dallo stile caratteristico dell’autore, forma un’armonia  musicale, portatrice di grande spiritualità», così Maria Teresa Cerretelli introduce l’opera del maestro Maurizio Galimberti. La domenica del fotografo di fama internazionale era iniziata al Castello del Monferrato con una vera e propria lezione dedicata a professionisti o semplici curiosi. Un mondo visto con le istantanee, in cui il soggetto ritratto prende una nuova vita. E così Galimberti ha proseguito il pomeriggio della Domenica delle Palme in Cattedrale per spiegare il “suo” Cenacolo.

«Un lavoro come il Cenacolo Vinciano è una vera pietra miliare dell’arte. In tanti si sono approcciati all’opera di Leonardo. Anche io mi sono lanciato in questa sfida e ho voluto dare il mio contributo. Sembrava quasi una montagna insormontabile, ho acquistato una copia dall’archivio Scala di Firenze che ne detiene i diritti e ho realizzato una stampa otto metri per 140 centimetri, poi divisa in sei parti… Il risultato? L’ho trovato meraviglioso! Ho poi avuto la soddisfazione di essere stato contattato da Intesa Sanpaolo per l’esposizione della mia realizzazione nelle Gallerie d’Italia per i 500 anni di Leonardo da Vinci, una grande felicità personale. Essere ancora a Casale con una copia che rappresenta l’originale al millimetro, mi fa molto piacere. Il mio Cenacolo rientra in un luogo di alta spiritualità come la Cattedrale di S. Evasio ed è a disposizione di cittadini e turisti, fotografi o semplici visitatori».

Cosa rappresenta per lei la Biennale di fotografia a Casale? «MonFest è interessante per tutto il Monferrato: finalmente questo territorio ha una rassegna che si merita! La fotografia è l’arte più importante del giorno d’oggi e porta il pubblico a muoversi, infatti sto vedendo moltissimi fotografi in giro per la città. Spero ci sia un seguito a tutto questo, soprattutto per il lavoro che stanno svolgendo i curatori e amici Maria Teresa Cerretelli e Luciano Bobba. I grandi maestri della fotografia, non perché ci sia io, sono tutti qua a Casale e questa Biennale smuove la cultura e avvicina i giovani». 

Al termine gli abbiamo chiesto se la fotografia sia un’arte dal florido futuro. «Alla fotografia spetta un grande domani, noi professionisti del settore dobbiamo essere capaci a raccogliere il sentimento del pubblico, che sa emozionarsi davanti a uno scatto. La nostra è un’arte traversale che sa includere il contemporaneo. Sfruttiamolo, rendiamolo unico. Il MonFest ne è la testimonianza». L’emozione di una fotografia viva è concentrata nei trenta scatti esposti al Museo Diocesano di Milano: fino al 1° maggio  “Uno sguardo sulla nostra storia”, i grandi personaggi del ‘900 come Giovanni Paolo II, Nelson Mandela, Martin Luther King, madre Teresa di Calcutta, e quegli episodi cruciali che ne hanno caratterizzato la guerra in Vietnam, l’attentato alle Twin towers, la pandemia di Covid-19, il tutto riproposto secondo l’idea di fotografia di Galimberti. Trasmettere emozioni pure. 


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