AFeVA: la strada è lunga ma la lotta per la giustizia non si affievolisce
Attraverso un duro comunicato l’Associazione Familiari Vittime Amianto di Casale Monferrato e Cavagnolo, CGIL,CISL,UIL, intervengono sulla sentenza dal Giudice per l’udienza preliminare di Torino nell’ambito del processo “Eternit-bis”.
«Due anni di attesa per questo risultato; dire che la montagna ha partorito il topolino pare riduttivo. Dopo udienze su udienze, discussioni, un’interruzione (a dir poco evitabile) di un anno in attesa della decisione della Consulta, altre discussioni, sei ore di Camera di Consiglio… siamo giunti a questo: il giudice che sembrava non voler mai decidere alla fine… ha spezzettato il processo Eternit-bis per le varie Procure d’Italia. Sono molti i motivi per i quali questa decisione lascia un profondo senso di insoddisfazione.
Anzitutto, perché è stata derubricata a “colposa” una condotta dolosa di sconcertante gravità. Tutti gli atti d’indagine, tutti i testimoni del primo processo ne avevano dato prova; è ormai chiaro a chiunque (meno che a questo giudice, purtroppo) che Stephan Schmidheiny, malgrado fosse pienamente a conoscenza (grazie ai centri di ricerca dell’Eternit) delle morti che la lavorazione dell’amianto avrebbe causato, ha continuato come se nulla fosse. La morte di centinaia, migliaia di persone è stata cioè trattata dal proprietario di Eternit un ‘costo necessario’ in nome del profitto; questo si chiama, in qualsiasi cultura e tradizione giuridica, dolo di omicidio.
Secondo motivo di insoddisfazione (ma non per importanza), le conseguenze in punto di prescrizione; centinaia di casi in attesa di giustizia, alcuni addirittura assenti dagli elenchi del primo processo, sono stati spazzati via con un colpo di spugna. Per l’ennesima volta ci vediamo costretti a subire le conseguenze di una disciplina sulla prescrizione a dir poco assurda, che protegge il criminale anche dopo che sono state avanzate formali accuse nei suoi confronti, senza considerare in alcun modo la posizione della vittima.
Tra i tanti motivi di delusione, bisogna anche prendere quel poco di buono che, in teoria, può derivare da questa decisione.
La speranza è allora che, se non altro, la ripartizione della decisione tra vari giudici consenta di accelerare e semplificare il processo di accertamento della verità, impedendo che l’imputato Schmidheiny possa trarre un paradossale vantaggio dal fatto di aver causato “troppi” morti. Il recente processo di Ivrea ha dimostrato che, quando i numeri sono più contenuti, i Tribunali italiani sono in grado di assumere decisioni soddisfacenti per le vittime e in tempi ragionevolmente rapidi. I tanti processi “Eternit-bis” che si instaureranno nei prossimi mesi saranno quindi, per la giustizia italiana, un nuovo banco di prova.
In conclusione, se all’indomani della sciagurata sentenza di Cassazione del 2014 l’AFeVA, in collaborazione con le sigle sindacali, aveva raddoppiato i propri sforzi, adesso, a giudicare dal numero di Procure coinvolte, dovrà quantomeno quadruplicarli. Ci impegniamo a farlo, con la consapevolezza che neppure questi processi potranno rendere giustizia ai nuovi casi di mesotelioma che, purtroppo ogni anno, continuano a funestare Casale e dintorni; l’obiettivo, e il conseguente impegno che ci assumiamo, è di non lasciare indietro nessuno.
La strada è ancora lunga e ha preso, purtroppo, varie “diramazioni”: la nostra speranza (il nostro impegno) è che quei casi, oggi separati, siano un domani riuniti da un comune e soddisfacente esito finale.