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Paesaggio: ma cosa vogliamo per il nostro Monferrato?

La polemica sulla realizzazione della centrale di Cereseto contestata da un folto gruppo di abitanti e da alcuni sindaci della Vallecerrina ha dimostrato l'esistenza di un movimento d'opinione che non accetta più che scelte che riguardano il territorio e la salvaguardia dell'ambiente dove vivono, siano imposte da sparute maggioranze di Amministrazioni pubbliche senza un previo largo consenso della popolazione. Da alcuni anni si continua a parlare e scrivere sui vari quotidiani locali e non che lo sviluppo economico del nostro Monferrato, soprattutto delle zone collinari, dovrebbe essere indirizzato verso un incremento del turismo culturale e enogastronomico avendo un territorio che possiede tutte le caratteristiche ideali per attirare un flusso di visitatori,o di nuovi residenti attratti dalla bellezza dei nostri borghi, dai panorami spettacolari, dai colori primaverili o autunnali dei campi coltivati, dei vigneti e boschi che ricoprono i dolci declivi del "suol d'Aleramo". Molte volte mi sono chiesto come mai il Monferrato Casalese posto in posizione strategica, contornato ad ogni lato dalle maggiori autostrade, e allo sbocco dei vari trafori alpini che convogliano il traffico turistico del nord-ovest dell'Europa, passaggio obbligato verso la riviera Ligure o il centro Italia, non sia mai decollato quale meta turistica finale per soggiorni prolungati costituendo solo territorio di transito ai suoi margini verso mete quali l'Albese e Roero o altre zone con tempi di percorrenza superiori a quelli necessari a raggiungere le nostre zone. Ho cercato quindi di dare risposte al quesito posto e credo che il mancato sviluppo sia dovuto principalmente alla mentalità dei nostri abitanti che non hanno creduto come in altre parte della nostra Regione o dell'Italia stessa di investire in un'economia che poteva essere fonte di benessere continuo per una larga fascia di popolazione. L'Albese, la Toscana ed altre zone del suolo italico insegnano. Le nostre Amministrazioni, specchio della mentalità locale, hanno creduto di più all'industria ed all'artigianato per creare posti di lavoro immediati senza prevedere, come oggi accade, crisi economiche che creano disoccupazione con chiusure o ridimensionamento di aziende senza alternative immediate di impiego della mano d'opera. In questi momenti il turismo può essere una fonte di profitto di grande aiuto a superare le difficoltà, ma il turismo non s'inventa dalla sera alla mattina e soprattutto necessita di persone professionalmente qualificate preparate ad offrire servizi di qualità ed un territorio naturale e piacevole. Dovendoci confrontare con zone che hanno capito già da diversi anni l'importanza del turismo come economia principale, siamo sotto questo aspetto attualmente svantaggiati nel nostro Monferrato, ma abbiamo una risorsa formidabile che è il nostro Paesaggio (il landscape degli Inglesi) ancora abbastanza incontaminato, e che tutti coloro che hanno la possibilità di visitare ci invidiano. Allora dobbiamo innanzitutto difendere questo Patrimonio comune di ogni persona che vive su questo suolo e non limitato da confini comunali. Il singolo proprietario o l'Amministrazione di un Comune devono capire - e se non capiscono devono intervenire gli Enti superiori - che il rispetto per il territorio, per il vicino, per la comunità del proprio paese, devono impedire di compiere scempi e deturpazioni irreversibili. Ora vorrei porre alcune domande: - Per quale motivo le Comunità Collinari non individuano un'unica area industriale/artigianale in comune situandola in luoghi a basso impatto ambientale possibilmente ben mascherata con vegetazione idonea e con costruzioni di capannoni più rispettosi delle caratteristiche architettoniche locali per quanto riguarda i materiali e le dimensioni? Attualmente ogni Comune realizza la propria area riempiendo le nostre valli di costruzioni che offendono il territorio, varie volte lasciate incomplete o destinate a scopi diversi da quelli per cui sono state ottenute le licenze (pure semplici speculazioni edilizie). L'obiezione sono gli oneri edilizi e ICI su cui il Comune lucra ma penso che con buona volontà sia possibile risolvere il problema della divisione dei proventi. - Per quale motivo i coltivatori diretti (solo in Italia) possono erigere capannoni per uso agricolo in qualsiasi terreno di proprietà, molte volte con spazi coperti di dimensioni e soprattutto di altezze maggiori di quelle veramente necessarie senza rispetto del paesaggio circostante. In caso che i nostri vigneti siano classificati come patrimonio dell'Unesco chi interverrà per eliminare la suddetta possibilità? - Per quale motivo ancora oggi si presentano da alcune Amministrazioni progetti di nuove aree artigianali in zone dove sono esistenti edifici dismessi che potrebbero essere riutilizzati senza costruire nuovi complessi? - Per quale motivo si accettano richieste di riapertura di cave dismesse o di ulteriori spazi di sfruttamento di cave in attività distruggendo per sempre la configurazione dei nostri colli? - Con questa necessità improrogabile di fonti d'energia alternative quali regole si vorranno adottare da parte degli Enti pubblici per regolamentare l'installazione su edifici pubblici o privati o costruzione di nuove centrali, evitando un prolificare di apparati antiestetici posti in luoghi o posizioni deturpanti. Questi sono alcuni quesiti che molte persone si pongono da vario tempo e che hanno un unico denominatore: cosa vogliamo fare del nostro territorio? chi decide il nostro futuro? Dobbiamo capire che proteggere il nostro paesaggio è un dovere sociale dove l'interesse privato non può continuamente calpestare la natura e l'interesse della comunità per soddisfare i propri desideri di profitto e di benessere individuale. Con un territorio gradevole in cui si sviluppino strutture ricettive di qualità, delle reti di comunicazioni e relative segnalazioni stradali adeguate, servizi pubblici efficienti, e tutto quanto dia al visitatore l'impressione positiva di un territorio vocato all'ospitalità, si potrà pure noi partecipare ai benefici di un turismo alla ricerca di nuove genuine sensazioni. Solitamente chi viene dalla città e desidera risiedere tra noi principalmente acquista vecchie dimore che vengono restaurate con il concorso di artigiani di varie categorie. Queste nuove presenze sono fonti di lavoro continuo per un consistente numero di mano d'opera locale, a cui si possono aggiungere gli esercizi commerciali, i ristoranti, e tutto quello che ruota intorno alla presenza di chi vuol vivere in un territorio incontaminato. Se soprattutto i nostri giovani capiranno che proteggere il paesaggio del Monferrato significa per loro un futuro di certezza e per coloro che credendo in questa avventura hanno già investito consistenti capitali in nuovi B/B, agriturismi, aziende vitivinicole o dimore abitative, non è ammissibile insistere su realizzazione di progetti non più accettabili e deturpanti che scoraggiano e puniscono il loro entusiasmo di imprenditori. Mi auguro che il movimento di opinione sia sempre più numeroso e che i Monferrini prendano coscienza del tesoro affidatoci. Ai nostri Amministratori un consiglio: rispettate il territorio e fate quadrare i vostri bilanci comunali con opere di riqualificazione dei vostri paesi! Una gran parte della popolazione e il Monferrato ve ne saranno grati!

Profili monferrini

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Michele Castagnone

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