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Convegno e degustazioni
Evo-Wine Day, la prima edizione lascia tutti soddisfatti
Siglato il matrimonio tra eccellenze monferrine
È, allo stesso tempo, un inizio e un traguardo il battesimo di Evo Wine Day che domenica ha “lanciato” la rinnovata vocazione del borgo olivolese, prima e attualmente unica Città dell’Olio del Piemonte, entrata nove mesi fa, il 24 febbraio, nel circuito dell’Associazione Nazionale: raggiunti, infatti, i due requisiti essenziali per l’ammissione, ovvero più di 2100 piante in un’estensione territoriale di 2,7 kmq.
L’iniziativa reca la firma congiunta del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese e del Consorzio dell’Olio Extravergine di Oliva del Piemonte che, forti dell’ideazione e della consulenza professionale di Chiara Cane, ha attribuito al Comune di Olivola il ruolo di “capofila” di un progetto sperimentale “eno-oleico”. Un matrimonio fra due eccellenze sotto il denominatore comune del terroir monferrino, sostenuto e in collaborazione con AIS - Associazione Italiana Sommelier di Casale, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Cosmo e GAL - Gruppo di Azione Locale Basso Monferrato Astigiano.
A fare la parte del “leone” nel palinsesto di Evo Wine Day, la conferenza al Salone San Pietro introdotta dal Sindaco Gianmanuele Grossi e animata da un parterre di relatori del calibro dell’Assessore Regionale Enrico Bussalino, di Ermanno Accornero e Gigi Ronchetti (rispettivamente Vice e Past President del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese), Marco Giachino (Presidente del Consorzio dell’Olio Extravergine di Oliva del Piemonte) e Paolo Massobrio, critico enogastronomico e patron di Club Papillon e “Golosaria”. Applausi unanimi ha incassato la guest – “superstar” Giorgio Calabrese, in cattedra con il doppio speech “Evo: un grasso buono per vivere bene e a lungo” e “Wine: un alimento liquido che, in moderazione, ci protegge”.
Il celebre nutrizionista clinico e medico dietologo, allievo di Rita Levi Montalcini, presidente della sezione "sicurezza alimentare" del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute, da sempre battagliero contro le innumerevoli fake news a tema food, ha calcato la mano sui benefici che può arrecare un corretto inserimento dell’Extravergine d’Oliva nella dieta: un prodotto che, se qualitativamente ineccepibile, previene l’insorgenza di patologie e “svecchia”, grazie a componenti quali l’oleocantale (responsabile del “pizzicorio in gola”, meglio dell’Aspirina, come rimarcato dal nutrizionista) e la vitamina E, una delle più antiossidanti in natura. Calabrese, che ha lamentato l’esigua produzione oleica nazionale (200mila tonnellate) a fronte di un fabbisogno calcolato in almeno un milione, ha suggerito la realizzazione di un frantoio comune del Monferrato: il conferimento delle olive non dovrebbe, infatti, superare le dieci ore dalla raccolta per scongiurare l’ossidazione dei frutti e la perdita dei “grassi positivi”.
Per l’oleologo, scrittore e giornalista Luigi Caricato, speaker finale dell’incontro, il modello Piemonte si candida a risollevare la cultura dell’EVO italiano. Come scrive sul progetto editoriale da lui condotto “Olio Officina”, è proprio il Bel Paese ad aver inaugurato a fine Ottocento il mercato oleico alimentare, rompendone il secolare utilizzo a fini industriali. Ferita pure dal fenomeno dell’abbandono, l’Italia fronteggia oggi una coltura desueta, che non innova né ricerca nuove cultivar e stenta a “rischiare” soluzioni inedite. Dinamiche differenti si affacciano, invece, sul territorio piemontese che, dopo il tramonto dell’”oro verde” provocato dalla Piccola Era Glaciale post altomedievale, lo riscopre anche in stretta correlazione ai cambiamenti climatici in atto. In mancanza di storiche cultivar e privi dell’appoggio di “brand” forti come la Taggiasca ligure, i produttori “eroici” della nostra Regione “tentano” la piantumazione di diverse tipologie per saggiarne la resistenza a terreni e condizioni meteo e compiono, allo stesso tempo, una ricerca sperimentale non-stop. Altra pecca, secondo Caricato, risiede nell’insufficiente capacità di “comunicare” l’olio: sotto osservazione, le etichette delle bottiglie che non riportano il cosiddetto “claim” salutistico.
Il successo di Evo-Wine Day, suggellato anche dal sold out della masterclass (40 partecipanti) guidata dai sommelier di AIS e dalla produttrice-gourmet dell’olio Anita Casamento, apre a possibili, e desiderati, scenari futuri. Olivola, in particolar modo, punta ad attribuire alla neonata kermesse lo status di Fiera Nazionale e, nel frattempo, lavora di concerto con il Consorzio per ottenere dall’autorità statale il riconoscimento del marchio di qualità dell’Olio del Piemonte e del Monferrato (DOP o IGP), senza il quale nessun certificato di autenticità e tipicità geografiche può essere impresso a stampa sulle confezioni.
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