Politiche per l'amianto: in Regione un momento difficile, perché? Botta è in maggioranza, provi a incidere di più
di Alberto Deambrogio, ex consigliere regionale
La stagione politica attuale, per chi ha lottato e lotta contro l'amianto, è veramente deprimente. Il disinteresse e la stagnazione la connotano, basta guardare alle difficoltà in cui versano i finanziamenti nazionali per le bonifiche, nonché al sostanziale binario morto su cui è parcheggiata la legge regionale 30/2008.
In merito a quest'ultima è recentemente intervenuto a mezzo stampa il consigliere del PDL Marco Botta annunciando una sua interrogazione, in cui egli sottolinea, tra l'altro, la non approvazione del nuovo Piano Regionale Amianto, la mancata convocazione del Comitato strategico e tecnico scientifico del centro Regionale Amianto di Casale.
Naturalmente ognuno è libero di utilizzare lo stile di azione politica che crede, ma è per me del tutto evidente che chi è parte organica di una maggioranza dovrebbe essere in grado di produrre risposte più che porre interrogativi. Botta si è chiesto personalmente qual'è la ragione per cui una buona legge sull'amianto, da lui pure votata, gode di così scarsa considerazione da parte della Giunta a guida Cota? Pensa che le cose non funzionino per uno scherzo cinico e baro del destino, oppure perchè siamo di fronte all'ignavia di questa amministrazione regionale?
A queste domande Botta non sa o, meglio, non vuole rispondere e invece preferisce creare immediatamente un diversivo. Egli sostiene infatti che per far funzionare i due Comitati a capo del Centro Amianto occorrerebbe diminuirne il numero dei componenti e far entrare, evidentemente con ruolo operativo-decisionale, le fondazioni private. Insomma i Comitati non funzionano non perchè non vengono convocati da più di un anno da chi di dovere, ma perchè sono pletorici. Ancora: essi sono inefficienti e solo l'innesto dei privati potrà recuperare dinamismo.
Chiedo a Botta: quali sono i membri dei Comitati che andrebbero giubilati? Quando i Comitati sono nati insieme al Centro Amianto di Casale si pensò di coinvolgere il meglio dal punto di vista scientifico e tecnico per dare risposte puntuali e verificabili costantemente. Si pensò anche che fosse giusto coinvolgere al massimo, in ossequio al sempre più bistrattato principio di partecipazione democratica, chi per anni aveva maturato esperienza nel campo della lotta ambientale e sociale alla fibra killer. Sono questi i principi che si vogliono indirettamente mettere in discussione? Con quali motivazioni?
Forse la motivazione è squisitamente ideologica. Nel proporre l'ingresso nei Comitati delle fondazioni private Botta rende omaggio a un principio più volte smentito dai fatti, ma sempre riproposto come una sorta di verità di fede: il pubblico è costitutivamente inefficiente, il privato è l'unico in grado di recuperare e mantenere efficienza. Già oggi il Centro Amianto può intrattenere relazioni con le fondazioni private, che dal loro canto possono svolgere una funzione complementare. Questo Botta dovrebbe saperlo, invece insiste per smontare un pezzo importante dell'architettura della legge 30/2008 in nome di un mirabolante “nuovo inizio”. A lui, come Consigliere di maggioranza, andrebbe chiesto più impegno nei confronti della Giunta affinchè la legge sia applicata in tutte le sue parti. Di fronte alle esigenze della popolazione casalese e piemontese, alle attese per cui anche un vero e serio impegno risulta quasi sempre insufficiente e criticabile, non servono davvero diversivi ed effetti speciali. A Botta, infine, consiglierei sommessamente prudenza nel rivendicare più efficienza attraverso il privato. Gli ultimi accadimenti che hanno interessato la gestione sanitaria piemontese parlano chiaro. Senza voler imporre una generalizzazione, occorre però riflettere attentamente sul fatto che il bene comune ha bisogno semmai di un di più di partecipazione democratica piuttosto che l'appalto diretto alla “tecnica privata”.