Maldive, Sri Lanka, India: la crociera Stat-Monferrato tra spiagge e templi - Le feste sulla nave - Goa - Papa Woytyla
di Luigi Angelino
Di ritorno domenica dalla prima parte della crociera Stat-Monferrato in Maldive, Sri Lanka India, un po’ scossi dal fuso e da oltre trenta gradi di differenza, rimangono in ogni caso delle impressioni indelebili come la sabbia tipo borotalco e il mare caraibico del resort maldiviano, le enormi sculture delle grotte dell’isola dell’Elefante, le chiese di Goa, l’aeroporto di Dubai (se dite mega è ancora poco con il suo trenino interno e gli enormi ascensori che vanno continuamente su e giù).
Ma andiamo con ordine
Partenza dalla Malpensa alle 21,20 di venerdì 27 con volo Ek 092 Emirates (servizio perfetto) scalo a Dubai (Dino è bravissimo a superare una emergenza), cambio di aereo, dall’alto gli atolli annunciano l’atterraggio a Male, capitale delle Maldive.
Inizia anche un tour di documenti da compilare, viene ritirato il passaporto e sostituito da una fotocopia. Non ce ne eravamo resi conto ma anche in questa zona stanno molto attenti al terrorismo.
Imbarco (è sabato) sulla Costa NeoClassica, è molto vicina all'aeroporto (che è su un'isola).
Male: una lunga spiaggia
Il giorno successivo (domenica 29) relax: dal porto di Male (quanti piccoli guardia coste...) trasferimento su motoscafo veloce a una delle tantissime isole delle Maldive: Cinnamon Island Dhonveli trasformata in resort: drink analcolico di benvenuto, spiaggia, piscina, mare, foresta tropicale (con grandi piante che alla base hanno sedile ricavati dalle radici). Sappiamo che a Casale c’è la nebbia. Qui è il Paradiso.
Il primo bikini in acqua (calda) è quello di Samantha.
Paolo Pia (il gran capo) contratta aragoste per pranzo (cento euro l’una vive, sembra troppo, si va al self service, dolci coloratissimi).
Lettini e ombrelloni non si pagano.
Colombo: col serpente al collo
Giorno di navigazione (conosciamo l’efficiente guest relation manager Maria Chong) e poi (martedì 31) sbarco a Colombo già capitale dello Sri Lanka (una volta Ceylon). Conta circa 600.000 abitanti (oltre 2 milioni considerando l'agglomerato urbano). Fu capitale di stato fino al 1978, quando le funzioni amministrative sono state trasferite a Sri Jayawardenapura Kotte, distante otto chilometri.
Continuando con la storia al tempo di Augusto qui stazionavano le navi di di mercanti arabi che fornivano di spezie l'occidente greco-romano. I Portoghesi vi fecero la loro comparsa nel 1507, anno in cui vi crearono uno scalo commerciale; nel 1656 gli Olandesi spodestarono i Portoghesi dai loro insediamenti nell'isola di Ceylon. I nuovi padroni però preferirono stabilire il loro quartier generale a Galle. Fu solo sotto il dominio britannico, avvicendatosi a quello olandese nel 1796, che Colombo conobbe uno straordinario sviluppo
Città strana, Colombo, che anticipa l’India con un piede ancora nel retaggio coloniale, non manca l’incantatore di serpenti che ti mette al collo un pitone sperando nella mancia, ma i ragazzi vanno a scuola tutti compiti in divisa (foto di gruppo con Simona anche lei in divisa, ma Stat), le chiese e i palazzi del potere sono ben tenuti. Il grattacielo rotondo della Banca di Ceylon è da fotografare.
Noi nel quartiere di Cinnamon Gardens
ammiriamo la Colombo Town Hall; siamo all'estremità nord orientale del parco Viharamahadevi, il palazzo municipale dalla candida facciata è sormontata da una cupola che ricorda in scala ridotta Capitol Building nel Washington, D.C,è stato costruito nel 1927.
E' davanti a questa 'Casa Bianca' che si esibisce il serpentaro. Da aggiungere di fronte una grande statua di Budda dorata.
Stop allla Memorial Hall complesso nato per ricordare la realizzazione dell'indipendenza dal governo britannico datata 4 febbraio 1948. Sullo sfondo statua del primo Presidente del paese, D. S. Senanayake. E' situato sempre nel quartiere di Cinnamon Garden. Mettiamo tutti in posa sotto una galleria che anticipa giardini, ben ornata di sculture di elefanti e leoni.
Tempio buddista di Asokaramaya
Quindi visita - togliendo giustamente le scarpe- al tempio buddista di Asokaramaya con grandi sculture di tutti i colori. Molti ci dicono di aver provato una energia positiva.
Prima abbiamo visto la cattedrale di Santa Lucia (piccolina ma i ogni caso è il fulcro di una minoranza religiosa).
Passeggiata nei quartieri di Lakmedura (centro di prodotti di artigianato) e di Fort. Molte bancarelle, in orimis quelle che vendono i biglietti di qualche lotteria. I taxi sono dei tre ruote a motore (quanti).
Dalla nave fotografiamo la Moschea di Jami Ul Alfar, nota più semplicemente come moschea di Pettah, è tra le più antiche di Colombo ed ha una caratteristica facciata in bricchi rossi e neri, motivo geometrico nord africano; è stata costruita nel 1909 dalla comunità musulmana del quartiere.
Tutti brindano col comandante
Via veloci, altro giorno di navigazione che non sprechiamo: c’è il momento ufficiale di ogni crociera il cocktail esclusivo con il comandante Mario Moretta, intervista e scopriamo che è di Torino. Telepatia: ricordiamo la precedente crociera (del Giubileo) con relativo annuncio di canonizzazione di mons. Novarese e subito dopo ci arriva una telefonata da Alessandro Anselmo che di quella giornata è stato l’anima. Paolo Pia ringrazia tutti.
Il comandante è accompagnato dall'efficente Hotel Director Attilio Sissa (ricorda un precedente evento con dono stampa di Laura Rossi, giriamo la citazione navigante alla nostra disegnatrice appena onorata da una pagina sul catalogo Sartori di arte contemporanea), sula cerimonia aleggia la già citata brava (e bella il che non guasta) guest director manager Maria Chong.
Scambio di doni da Casale krumiri Rossi-Portinaro e la Guida del Monferrato (by Angelino-Roggero).
Tanti auguri e ottima cucina
Ancora: a fine cena torte di compleanno e anniversario dove tutto scorrre alla perfezione grazie al maitre Agnello-'Nello'- Di Nota che si pre fotografa i festeggiati (vi torneremo con l'elenco al ritorno di Simona).
Un inciso: cucina a bordo sempre di livello con il che si merita una citazione l'executive chef Biagio Soraci.
Poi danze al ponte nove (ci troviamo pure una gita scolastica bulgara con bandiera), teatro, sole a bordo piscina, trekking, il meglio della vita di bordo.
Le chiese di Goa
Ed eccoci (giovedì 2 febbraio) in India, nella mente i ricordi di Kipling (vorrei rileggerli con cartina) ma anche quelli salgariani.
Siamo al porto di Murmugao, la Costa mette le mani avanti nel Diario di bordo: “Come riportato dalle autorità di sicurezza... a Marmugao vi è una minaccia latente di attacchi terroristici...” e giù una serie di consigli.
Ma noi andiamo alla vicina Goa o vecchia Goa. Un poco di storia: antica capitale del vicereame portoghese delle Indie, Velha Goa fu fondata dai Portoghesi nel 1510 raggiungendo agli inizi del secolo successivo la ragguardevole cifra di 200,000 abitanti. Verso la metà del XVIII secolo vi era diffusa la malaria, a tal punto che i suoi abitanti preferirono abbandonarla definitivamente per trasferirsi a Nova Goa, l'odierna Panaji.
Nel 1986 il sito fu iscritto nella lista dei Patrimoni Mondiali dell'Umanità.
Inizio con la visita del tempio Hindu Shantadurga, colorato, marrone, pesca e bianco. Gente cordiale, pensate che ci invitano a una festa di fidanzamento, i signori sono in alta uniforme quella con il copricapo che sembra una feluca. Meno cordiale la mucca (meglio vacca sacra) che insegue la signora Olga Bonzano per mangiare la collana di fiori che ha appena comprato (un euro).
Cercando l’ombra e dribblando i venditori di ricordini (che a un certo punto sono scacciati da una guardia armata di lungo bastone) visitiamo due chiese. Qui si sente alla grande il retaggio del dominio portoghese.
Entriamo nella Basilica del Bom Jesus, edificata nel XVI secolo dai gesuiti, la facciata è in stile manuelino (lo ricordiamo a Lisbona nel corso di altri due crociere Il Monferato-Stat).
Ospita in navata destra le spoglie di San Francesco Saverio (7-4-1506, castello di Xavier, Navarra- 3-12-1552, isola di Sancian) il gesuita che ha evangelizzato l'India, custodite in un mausoleo donato dal granduca di Toscana Ferdinando II dei Medici (1610-1670). Il sarcofago è in vetro e in argento e bronzo cesellati in stile manuelino. È posto in alto su un imponente base in marmo.
Per il resto trionfo di altari, splendido quello maggiore.
Poi tra giardini ben curati vediamo la Cattedrale della Sé, dedicata a Santa Caterina (“di Alessandria” tiene a sottolineare la guida) sede vescovile dell'arcidiocesi di Goa e Damão, con torre-campanile; è stata iniziata nel 1562 sotto il regno di re Sebastiano del Portogallo.
Panjim, o Panaji, la capitale
In conclusione, ci dirigiamo a Panjim (Panaji), la capitale, dove arriviamo fino a San Sebastiano e ci giriamo attorno (siamo nel quartiere Fontainhas), ammiriamo le vecchie case con i balconi e le persiane colorate, le piastrelle bianche e blu (ajulejos) caratteristiche della Goa portoghese (il tutto da tener un po’ meglio). Le case sono chiamate Solar Costa Campos o Morada da Silva Pereira, una strada si chiama Travessa de Magriço.
Il contrasto è vedere indiani con il sari (che colori!) e lo sfondo di monumenti europei. Al bus arriva anche un venditore discreto con stoffe colorate.
Finale al mercato ittico e al vicino dei fiori.
Al ritorno dai finestrini dell'autobus (ma i dissuasori si chiamano così per non prenderli agli ottanta...) vediamo sul fiume casinò gallegianti.
Un gruppo di casalesi, più piccolo, di Goa aveva scelto le spiagge (famose).
Mumbay: grotte dell’elefante
Siamo -venerdì 3- alla grande metropoli di Mumbay (o Bombay).
Escursione clou. Lasciato il porto, ci dirigiamo in pullman alla volta della Porta dell’India (costruita come dedica al monarca britannico Giorgio V quando questi visitò l’India).
Qui saliamo su un battello (da folclore locale direbbe mio figlio Alberto) che attraversa il porto (nella foschia intravediamo una portaerei e tante navi più brutte che belle) per raggiungere l’isola di Elephanta.
Approdo dopo un'ora di sonnolenza, c’è un trenino ma è in manutenzione, quindi a piedi sotto un sole appiccicoso eccoci alla base delle grotte basaltiche raggiungibili da una lunga scalinata tra bancarelle e scimmie ruba bottigliette (per noi aranciata appena aperta). Ci sono anche le portantine.
Le grotte, valgono tutto e sono giustamente sito Unesco riconosciuto dal 1987.
Il grande complesso risalente all’VIII secolo d.C., racchiude nel semi buio alto-rilievi di grandi dimensioni (sui cinque metri) che rappresentano la mitologia indiana. Questo tra un intrico delle gallerie, insomma si spiegava ai fedeli (un po’ come da noi a Crea) la religione visivamente e la nostra brava guida ci illustra le storie nascoste dietro ogni scultura.
Soffermiamoci sulla grotta principale: L'ingresso nord è affiancato da due bassorilievi rappresentanti Shiva e sono risalenti al periodo Gupta (l'India fu governata dalla dinastia Gupta tra il 240 e il 550 d.C.) Il bassorilievo di sinistra raffigura Yogishvara (Il Signore dello Yoga, mentre a destra si trova Nataraja (Shiva come Signore della Danza). Il santuario centrale di Shiva è una cella quadrata dotata di quattro ingressi e si trova a destra della sala principale. All'estremità est ed ovest delle grotte si possono trovare altri piccoli santuari: il santuario orientale funge da ingresso cerimoniale.
Ogni parete ospita una scultura di grandi dimensioni di Shiva, rilievo centrale, Shiva Trimurti, si trova sulla parete sud ed è affiancata da Ardhanarisvara, una delle innumerevoli rappresentazioni di Shiva: mezzo uomo e mezza donna. Mentre alla sua sinistra si trova Gangadhara, alla sua destra è visibile, attraverso gli arruffati riccioli di Shiva, la metaforica rappresentazione della discesa del fiume Gange. Nella sala principale vi sono altre sculture rappresentanti i diversi aspetti di Shiva, situate in posizioni strategiche e in cubicoli isolati. Tra queste la Kalyanasundara, raffigurante il matrimonio di Shiva con la dea Parvati, l'Andhakasuravadamurti o Andhakasuramardana, l'uccisione del demone Andhaka, Shiva-Parvati sul Monte Kailash (la dimora di Shiva), e Ravananugraha, raffigurante il demone-re Ravana che sta scuotendo il Monte Kailash.
Da osservare i capitelli personalizzati con caratteristiche artistiche Gupta, come la rappresentazione delle montagne e delle nuvole e acconciature femminili è tipico di questo stile.
Attualmente il sito è gestito (bene per i loro criteri) dal Survey of India (ASI).
Mumbay
Stessa via per ritorno a Mumbai e pranzo in un grande ristorante sul mare (per tornare sulla security, guardie e metal detector all’ingresso). Cibi piccanti (non i dolci al cioccolato), ma tutti li apprezzano.
Poi alla scoperta dei punti salienti di Mumbai come l’Università (con a fianco prati verdi dove giocano a cricket), il Palazzo della Corte Suprema, la Torre dell’Orologio Rajabai (tipo Big Ben) fino, a fianco della ferrovia, a Dhobi Ghat: un enorme lavatoio a cielo aperto in cui si lava a mano e senza posa, professione non uccisa dalle lavatrici; onestamente da girone dantesco. Le baracche hanno il tetto d'Eternit. Arrivano due venditrici di ricordini e passa un santone che da una specie di scoppola a una nostra crocierista, secondo la guida è una benedizione.
Nota sul rumore del traffico impazzito: “da ai riva la spusa”, commento di un crocierista di Cuccaro.
Il padre della nazione
La tappa successiva è il museo Mani Bhavan, un tempo residenza del “Padre della Nazione” Mahatma Ghandi. Ci colpisce il fatto che ci diano uno stampato in italiano, una bella sintesi.
Infine vediamo dall'esterno Chatrapati Shivaji, l’antica stazione ferroviaria, originariamente chiamata Victoria Terminus, annunciata da una folla sempre più massiccia. E' nell'Unesco dal 2004. E' l’edificio neo-gotico più imponente della città con finestre in stile veneziano (ma manca il Canal Grande).
Mumbay: in treno
Complimenti a un altro gruppo di monferrini che il giorno successivo si alzeranno all’alba per provare una escursione su un treno locale. Loro fanno parte dei crocieristi che proseguono la permanenza in India e partono da Male per arrivare alla Malpensa alle 19,35 di sabato 11 febbraio.
Ci salutiamo in ogni caso tutti con una bella torta decorata dal logo Stat.
Il ritorno del primo gruppo e una citazione del Papa
Per finire la cronaca di quello che chiamiamo primo gruppo, per loro (e per chi scrive) partenza al tramonto di sabato dall’aeroporto Chhatrapati Shivaji di Mumbai il che permette di vedere prima, dal bus, il contrasto di questa città con grandi palazzi vetrati e baraccopoli. Per puro caso ricordiamo una citazione di Papa Woytila 'In India, e in molti altri luoghi del mondo, vi sono milioni di poveri, ed essi condividono la Croce di Cristo perché Cristo sulla Croce ha preso su di sé tutte le croci del mondo'
Si, un altro mondo, come Dubai, il più grande hub del Medio Oriente, ma è anche il secondo aeroporto più trafficato del mondo per traffico internazionale di passeggeri, superando l'Aeroporto Internazionale di Hong Kong nella classifica mondiale (e da pure a lavoro a 58 mila persone). A Dubai dove si cambia aereo, alle tre di notte è tutto in super attività (mai preso un treno in un aeroporto per andare da un velivolo all'altro). Nessuno si perde e non perdiamo nessuno sia pure con un po' di strizza (facciamo parte di un gruppetto in avanscoperta e il pensiero va al film 'La pattuglia sperduta' girato a Casale tanto tempo fa, una citazione per la sicurezza per un signore in maglia rossa: Graziano Coprian detto Cip).
Volo ottimo (da appassionati seguiamo il decollo reale sul video davanti a noi), alba sulla Dalmazia, sbarco domenica mattina a Milano Malpensa. Coda ai bagagli (aereo da quatttrocento posti). Usciamo. Diluvio. Ma non arriviamo dalla terra dei monsoni? Alla prossima. Ai Fiordi.
Grazie da tutti a Paolo Pia, Simona Piccioni Pia, Edoardo Chierotti, Patrizia Pagliano, Samantha Badino (Stat).