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A San Germano per un grande illustratore, pittore e scenografo Vittorio Accornero de Testa

Il Viaggio è effettuato in occasione della mostra la mostra documentaria “Vittorio Accornero de Testa-Max Ninon, un artista casalese nel mondo”. E’ allestita nell’ambito del mercatino dell’antiquariato e continua anche domenica per organizzazione di Monferrato Eventi e Circolo Filatelico, allestita sabato 13 e domenica 14 al Tartara di Casale. UN GRANDE ARTISTA Nato a Casale Monferrato il 18 giugno 1896 da Carlo e Maria Testa, domiciliati in via Rivetta, Vittorio Giovanni Pietro Accornero fu battezzato una decina di giorni dopo nella chiesa casalese di San Domenico. Iscritto all’Istituto Leardi, poco distante dalla residenza della famiglia trasferitasi in via Canina, ebbe come compagno di studi Reto Roedel (Casale Monferrato, 22 marzo 1898 – San Gallo, 24 novembre 1991), figlio del fabbricante di birra Johannes e di Nina Pult. E mentre Vittorio era costretto a causa della guerra ad interrompere gli studi (mai più ripresi), Reto si diplomava ragioniere nel 1916. Poi, laureatosi in lettere a Torino con una tesi su Segantini e il divisionismo e conseguita la libera docenza all’università di Zurigo, fu professore ordinario di lingua e letteratura italiana all’università di San Gallo. Del vecchio compagno di scuola del Leardi, diventato nel frattempo famoso illustratore, pittore e scenografo, si conosce un bel profilo tratto dal depliant della mostra personale che Vittorio Accornero tenne alla “Galerie Walcheturm” di Zurigo dal 13 giugno al 7 luglio 1962. «Eravamo compagni di scuola. Io studiavo poco, lui forse ancor meno. Ma i quaderni, i libri suoi si riempivano di schizzi, di abbozzi. Ricordo un atlante che, mentre il professore insegnava geografia, si colmò d’immagini, minute fra le chiazze di questo e di quel colore, molto estese negli azzurri delle zone oceaniche. Per Vittorio Accornero, più dei cinque continenti dichiarati da quelle tavole, valeva il lavoro indagativo e integrativo della sua matita. E mentre per tanti di noi la conoscenza del mondo si limitò ad essere quella appresa e dimenticata a scuola, per Vittorio Accornero, mediatori la matita e i pennelli, fu personale e sicuro appannaggio». E poco dopo l’eminente italianista, studioso di Dante e Manzoni, che il 19 ottobre 1958 era stato scelto come oratore ufficiale del centenario del Leardi, aggiungeva: «Ma se Parigi e New York lo attrassero e lo ebbero familiare, lui ritornò ben presto nella sua terra. Oltre che in una casa del Monferrato, che rivolle bella come forse non era stata nemmeno al tempo dei suoi avi, a Milano, in un appartamento nuovo, al di fuori d’ogni congestione, fra il verde fresco e perenne d’un parco. E il rosato dei cotti d’una antica chiesa, ritrovò il suo mondo. Tralci d’edera e di vite, peltri e vecchi libri, conchiglie e stoffe preziose, dagherrotipi e lettere d’altri tempi, fiori freschi e vetri opalini: cose che destano ricordi vicini e remoti, un mondo che l’atlante scolastico ignorava, il suo sesto continente. Lo conquistò, lo fece tenacemente, gaudiosamente suo. Nacquero le scene e i costumi per la Scala e per altri teatri, una cinquantina di edizioni d’arte per le favole e i racconti di Andersen, Grimm, Perrault, Poe, tanti altri, i volumi Mondatori che egli stesso scrisse per i lettori più piccini». Dopo la scomparsa a Milano il 2 marzo 1982, le sue ceneri riposano nel cimitero di San Germano, poco distante dalla bella casa con giardino (vedi box) dove trascorreva brevi periodi di riposo. Dionigi Roggero A SAN GERMANO NELLA NEVE Appuntamento al bar di San Germano con Alfredo Castagnone e Alberto Deregibus, organizzatori della mostra su Max Ninon insieme a Mario Cravino, Idro Grignolio (“Ninon era una persona amabile, anche se di umore discontinuo”), Franco Semenzin ed Elisa Godio con la biblioteca civica Canna. Partiamo verso Roncaglia, al bivio, sulla destra c’è la casa che cerchiamo abitata da Max Ninon fino alla sua morte. Lo ha conosciuto il suo dirimpettaio Aldo Piccinini, Racconta che la casa era “molto bella, stupendo il giardino, profumato da un grande tiglio chiuso da filari di viti e un orto ben coltivato”. E ancora: “Era un bel luogo per i giochi da bambini, si salivano tre gradini per entrare nell’orto e... assaggiare i frutti del grande ciliegio”. Ora l’edificio è disabitato e ci sembra dall’esterno degno di essere valorizzato. Gli organizzatori ritirano da Piccinini alcuni libri per la mostra, sono impreziositi dalla dedica dello stesso Accornero. Ritorniamo verso San Germano per raggiungere il cimitero e rendere omaggio, in fondo al viale centrale, tra la neve di questo inverno con non finisce mai, alla tomba dove riposano le ceneri di “N.H. Vittorio Accornero, pittore”. Luigi Angelino FOTO. Max Ninon, la casa di San Germano-Vialarda e uno dei foulard realizzati da Ninon per Gucci

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Michele Castagnone

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