Il regalo di Natale: la pipa di radica al cugino che non fuma... e la notte che cambiò il mondo
di Gianni Turino
Giovane amico per cui il messaggio del Natale è il vuoto del rumore, del consumo, degli spot televisivi... Forse in una di queste sere gelide, guardavi perplesso le stelle e ti chiedevi: perché? Ti pare che tutto sia legato alle convenzioni e le luci dai mille colori e quelle tute rosse con grande barbone e cappuccio dal fiocco bianco che invadono le strade, le avverti solo come uno squallido show commerciale teso allo spreco e tutto di pare una recita il cui copione è stato scritto da altri ma che tu devi subire come tante altre cose della vita.
Pensi alla routine dei regali che si devono fare per obbligo sociale: la pipa di radica al cugino che non fuma, il pintone di vino super-costoso (è il prezzo che fa il regalo), allo zio astemio dalla nascita...; e così via... Tutto ti pare vuoto ed inutile e, senza la tensione dell’attesa, ti senti riempire di malinconia.
Cerchi ma non trovi... «ma cos’è il Natale?» ti domandi.
Sembra strano, ma anche i Vangeli non abbondano di notizie sull’avvenimento.
È solo l’evangelista Luca che scrive della nascita di Gesù: Luca, che si chiamava in realtà Lucano, ha il taglio del grande narratore; è il più colto degli evangelisti; è medico ed è grande amico di Paolo.
“Solo Luca mi è vicino...” scriverà Paolo dai tormenti della prigione romana.
Luca si rivolge, probabilmente è un espediente letterario, ad un ignoto Teofilo.
«Ci fu un tempo - scrive - che un sacerdote anziano di nome Zaccaria, sposo di Elisabetta...».
Luca narra di come l’angelo del signore rivelasse a Zaccaria la sua prossima paternità; dalla sorpresa l’anziano Sacerdote rimase senza parola che riacquistò solo a parto (Giovanni il Battista) avvenuto.
Lo stesso Angelo, quando Elisabetta fu al sesto mese di gravidanza, si presentò alla cugina Maria, promessa sposa al carpentiere Giuseppe.
«Ave piena di grazia - disse a Maria l’angelo (e par di vedere il dipinto di Leonardo/Verrocchio) - partorirai un bambino al quale metterai nome Gesù: Egli sarà grande e figlio dell’Altissimo ed il suo regno non avrà mai fine...».
«Ma come posso partorire se non conosco uomo?...».
«Iddio che ha creato l’uomo e l’universo dal nulla- le rispose l’angelo-susciterà in te la vita...».
«Ecco la serva del Signore...».
Giovanni, con un volo poetico e teologico di stupenda ed inarrivabile grandezza, commenta.
«Il verbo divenne carne...».
Luca non parla delle reazioni di Giuseppe; anche Marco e Giovanni sorvolano sul fatto.
«Quando Giuseppe si accorse della gravidanza della sua sposa promessa – scrive Matteo - decise di ridarle la libertà e di non parlarne con nessuno... Ma interviene ancora, in sogno, l’angelo del Signore: “Giuseppe accogli Maria come tua sposa; quello che è avvenuto in lei è opera dello Spirito Santo; partorirà un figlio a cui darai nome Gesù...».
Certo, caro giovane amico, qui i lumi della ragione si spengono; o interviene quel soffio misterioso che chiamano fede, o buona notte al secchio. In seguito all’editto di Augusto che promulgava il censimento, fatto per altro messo in dubbio da molti storici, Giuseppe si recò con la moglie a Betlemme, il villaggio di cui era originario.
«Qui, in una grotta/stalla Maria partorì il figlio suo primogenito, lo fasciò e lo depose nella mangiatoia... Nell’alto-scrive ancora Luca - apparve una moltitudine celeste ed una voce disse: “Gloria a Dio nell’alto e pace in terra agli uomini di buona volontà...».
Pensa, giovane amico, all’attualità - nel mondo, in quel posto - del messaggio...
Luca non parla della strage degli innocenti e della fuga in Egitto sulla quale si sofferma Matteo; passa subito all’adolescenza.
Giovane amico che guardi le stelle nauseato dal vuoto che ti circonda... pensa a quella notte: nonostante la scarsa attenzione anche degli evangelisti, è la più misteriosa e luminosa di tutti i tempi.
La storia non la registra, non si sa bene come e quando collocarla, sembra una notte come altre milioni di notti...; ma invece ha diviso per sempre il tempo: prima e dopo Cristo.
Apparentemente da allora, non è cambiato nulla; l’uomo continua con il suo disperato egoismo, i popoli si combattono... e perpetrano ingiustizie e violenze..; però per farlo, da quella notte, gli uomini dovranno mettersi contro di Lui, dovranno rinnegarlo ed avranno il senso della colpa.
Perché, caro giovane amico che vuoi cercare ma ti pare di brancolare nel buio, in quel Bambino si può credere o non credere, si può seguire la strada che ci ha indicato o cercare itinerari diversi, si possono trovare altre spiegazioni alla vita ed all’esistenza...
Ma il messaggio nato più di duemila anni fa in quella notte e in quella grotta di Betlemme resta immutato e sconvolgente, ed è un messaggio che, per la prima volta, dà un senso alla vita ed una speranza alla morte.
Il messaggio di libertà nato con quel Bambino sconvolgerà per sempre le coscienze. Si può credergli o non credergli, seguirlo o perseguitarlo, amarlo o odiarlo, lodarlo o bestemmiarlo... Ma resta, giovane amico, il fatto incontestabile: la notte in cui Lui nacque, fu la notte che cambiò, per sempre, il mondo.
Nella foto, inviataci da Romano Bonelli, uno scorso di piazza Castello innevata con l'edicola dei giornali in primo piano