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A Murisengo, Bric d'la losna, per la grotta meteo di De Levis

Appuntamento al ristorante di San Candido di Murisengo con Angelo Manino, classe 1938, già arbitro di calcio e recentemente premiato per il 50° di attività (negozio di confezioni) dalla Camera di Commercio di Alessandria. E’ accompagnato dalla diciottenne Martina Bonelli, liceale al Balbo di Casale, orientata verso la facoltà di Farmacia. Una stretta e ripida strada, affiancata da un maneggio ci porta lla cascina Voglietti, ai piedi del vigneto che domina il “bric d’la losna”. E’ frutto dell’eredità dello zio, il decano degli alpini Giovanni Manino, Croce di Guerra scomparso a 100 anni e due mesi nel 2014. Splendida posizione panoramica, a quasi 400 metri sul livello del mare, con bella vista sul castello di Murisengo, famoso per aver dato ospitalità a Silvio Pellico. Oltre il castello le colline dell'astigiano, vista da complesso turistico. Entriamo subito nella grotta meteorologica, detta degli Arditi e fotografiamo la data del 1747 che ne attesta l’antica origine. Foto non facili. Ritorno per la stretta stradina con promessa di rivederci per un fritto misto... Un opuscolo del Settecento Giovanni Agostino De Levis, colto naturalista e figlio del Secolo dei Lumi, priore del convento agostiniano di Santa Croce a Casale e membro di prestigiose Accademie scriveva: “Da Murisengo il monte meteorologico non è più lontano di un tiro di cannone. Disceso il ciappo, varcata la Stura, ecco San Candido venerato dagli ecclesiastici con piacere, esaminato da’ filosofi con soddisfazione… Dieci trabucchi al di sotto dell’alta cima di San Candido havvi al sud-ovest il villaresco abituro della operosa famiglia degli Arditi. In questa casa da più anni nel monte suddetto fu scavata una grotta maravigliosa, in cui si entra per mezzo di uno stretto, freddo, oscuro ed umido corridore… Fu essa scavata per riempirla di generoso falerno, e dopo fatta non servì, che a ricettacolo di acqua verdeggiante. Quanto questa metamorfosi impensata abbia mortificato il ‘Padron Monferrino lodator dell’acqua, e bevitor del vino’ voi vel potete immaginare”. Il testo è tratto dall’opuscolo intitolato “Descrizione della grotta meteorologica di Murisengo”, scritto appunto da padre Giovanni Agostino De Levis (Crescentino 1737 - Torino 1805), lettore di teologia e definitore generale presso l’importante convento agostiniano annesso alla chiesa di Santa Croce (oggi in via Roma). L’opuscolo era dedicato al patrizio casalese Giuseppe Casimiro Scozia, la ricerca fu pubblicata dallo stampatore e libraio Maffei (Casale 1795) poco dopo le due opere sulle salubri acque della Pirenta murisenghina, oggetto dei due viaggi d’autore del marzo 1995. L’occhio investigatore del colto agostiniano, che era iscritto all’Imperiale Accademia delle Scienze e delle Lettere di Mantova, membro della Reale Società Agraria e dal 1789 socio corrispondente per la classe di scienze fisiche, matematiche e naturali della prestigiosa Reale Accademia delle Scienze di Torino, osservò che la grotta, essendo tra gli ambienti più stabili per temperatura e umidità, offriva utili indicazioni meteorologiche. Era completamente asciutta durante la stagione invernale o con il brutto tempo, mentre si riempiva di acqua quando il tempo era bello. Posta dietro la casa già di proprietà dei Rossetti, passò poi agli Arditi che la cedettero ai Marmello di Castelletto Merli, i quali la trasformarono in cisterna d’acqua piovana, perdendo così la caratteristica di igrometro naturale. La grotta, oggi di proprietà della famiglia Manino che la utilizza, come all’origine, a luogo di invecchiamento del vino, è stata presentata dallo studioso di Cocconato Arrigo Cima al XXII Congresso nazionale di Speleologia che si è tenuto lo scorso anno a Pertosa-Auletta, in provincia di Salerno.

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