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Le chiese di Odalengo Grande - Perchè non un itinerario?

La parrocchiale di Odalengo Grande fu ricostruita in un solo anno, a ridosso del castello, sul sito di quella più antica, demolita perché pericolante, per volontà del marchese Luigi Gozzani, il cui nome compare in facciata, a fianco del millesimo 1786, sulla trabeazione, sotto l’inconfondibile stemma dei due mori che campeggia al centro del frontone. Il nome del committente compare anche nell’epigrafe murata nel contro-altare, coi i titoli di marchese di Treville e Perletto (in provincia di Cuneo), di conte di Odalengo Grande e Piccolo, sotto la data del 1787, a conferma della repentina costruzione della chiesa, di cui era stata posta la prima pietra nell’aprile 1785. Figlio primogenito di Giacomo Bartolomeo, (1710-1780), investito nel 1769 dei feudi di Odalengo Grande e Piccolo, e di Anna Maria Lucrezia Isabella della potente famiglia Lascaris di Ventimiglia, il marchese Luigi Gaetano (1746-1810), che fu membro attivo della nobile Società dei Cavalieri, aveva fatto ampliare, pochi anni prima, in stile neoclassico palazzo Treville a Casale, su disegno di Ottavio Bertotti Scamozzi (1719-1790), l’architetto di Vicenza che ha valorizzato l’opera del Palladio. Dedicata a San Vittore, la parrocchiale di Odalengo Grande si distingue per l’imponente facciata in stile neoclassico, molto simile alla chiesa di Ognissanti di Roncade costruita dallo Scamozzi nel 1768, e presenta singolari analogie con il palazzo Gozzani di Treville di Casale, voluto nell’antica “contrada di San Paolo” (oggi via Mameli) dal nonno Giovanni Gozzani, come lui decurione, provveditore e più volte sindaco della città. Ma, in mancanza di una documentazione sicura, resta incerta la paternità del progettista, che tuttavia, come ha osservato Daniele Celoria, sembra escludere il nome del conte di Varengo. “La chiesa ha pianta a croce greca, con presbiterio ed abside semicircolare; il braccio trasversale della croce è formato da due absidi velate da un colonnato corinzio; il centro della croce è coperto da una grande cupola circolare. La facciata riprende motivi palladiani tramite l’uso dell’ordine gigante; è decorata con stucchi di origine vicentina; è importante e maestosa ed anticipa la freddezza dell’architettura neoclassica. E’ costruita con sensibilità diversa da quella del Magnocavalli; ciò diventa evidente paragonandola alla facciata di Santa Croce di Casale”. Il marchese Luigi portò all’altare Carlotta dei marchesi Faussone Scaravelli di Montaldo, che di figli ne ebbe otto, di cui solo Giulio, il secondogenito, sopravvisse riunendo nelle sue mani tutta l’ingente fortuna paterna. Colonnello di cavalleria dell’Esercito Sardo, sindaco di Lazzarone (oggi Villabella, nei pressi di Valenza), egli affidava alla prolifica moglie, Marianna Candiani dei conti di Olivola, l’importante compito di continuare la linea che, nonostante i dieci figli, era destinata di li a poco a interrompersi. Infatti dei due maschi il primogenito Erasmo, che aveva sposato ultracinquantenne Felicita Bedino, non ebbe figli e il fratello Luigi, linguista e studioso di letteratura, restò celibe. Nel 1884 essi misero in vendita il palazzo casalese che fu acquistato con un accordo privato dall’assessore Maurilio Pugno, il quale non aveva mantenuto fede all’incarico pubblico di trattare con i proprietari per conto del comune di Casale Monferrato, costretto l’anno successivo a trasferire la sede municipale nel vicino palazzo Gozzani di San Giorgio, acquistato dai poco amati cugini. Dionigi Roggero -In preparazione: Alfiano Natta TOUR TRA ARTE E PAESAGGIO. MERITA LA RISCOPERTA Il cuore verde del Monferrato è la Valle Cerrina. Ce ne accorgiamo ancora una volta in un tour tra le chiese affidate alla cura di don Gioacchino Bacino. Appuntamento col pluri-parroco al pensionato Amione di Cicengo. Siamo nella sala da pranzo per il caffè della signora Maria e ammirare i dipinti su ceramica di Fulvio Frigerio residente a Vallestura, un personaggio: nato in Egitto, il nonno era scultore di re Faruk, e assieme evochiamo la residenza di El-Muntazh alla periferia di Alessandria d’Egitto visitata grazie alle crociere de "Il Monferrato-Stat". Col parroco entriamo da un accesso laterale (attraverso la camera mortuaria, ma usciremo dalla porta principale con le nostre gambe) nella adiacente chiesa parrocchiale di S. Sebastiano tipica per il suo portichetto, sul campanile una terracotta è datata1667 e ricorda un ampliamento del tempio. Ammiriamo la pala d’altare con Sebastiano e Secondo, nello sfondo Cicengo. Gli affreschi sono firmati Mario Gilardi 1955. Leggiamo la targa dei "grandi benefattori": Amione, Bianco, Gabba... Don Bacino ci mostra un reliquario dedicato a San Secondo, proviene dalla seconda chiesa che andiamo a visitare dedicata a questo santo. Quindi salita molto ripida al cimitero del paese che permette però scorci di Cicengo (compreso l’eliporto, utilissimo per il primo soccorso) e i boschi di Villadeati da cui spunta fungo abnorme, il ripetitore bianco. Al Cimitero, inversione di marcia, salita in prima ed eccoci sul sagrato della chiesa di S. Secondo (nella sua storia alle spalle un vecchio rifacimento del tetto e un infortunio mortale) oggi appena riaperta dopo il restauro interno (manca quello della settecentesca facciata). Il parroco ricorda che nella cripta sono sepolti sei sacerdoti. Davanti all’altare è collocata la campana, datata 1820. Il "nostro" Frigerio ha realizzato la Via Crucis e altre opere in finto mosaico. Il costo di questi lavori, molto apprezzati dai fedeli che sono affezionati a questo tempio, è stato di 50 mila euro. Continuiamo per una strada quasi di montagna, altamente panoramica, par di toccare Montalero, passiamo da Frostolo, incocciamo in un gruppo di vendemmiatori di una grandissima topia di uva bianca. Arriviamo a Vallestura: bellissima la chiesa di San Grato per la leggiadria dei suoi stucchi. Nel 1987 furono rubati quattro angioletti lignei dai due confessionali, una statua della Madonna ed un quadro con S. Giovanni Battista, entrambi del sec. XVIII; sotto la tela rubata tornò alla luce, entro una nicchia, un’altra statua lignea della Madonna. Non ci hanno guadagnato. In un altare laterale un “San Grato”, forse di Orsola Caccia (lo lascia pensare il giglio-firma). Da ammirare il grande altare maggiore in marmi policromi e il pulpito in stucco dipinto a finto marmo. Pregevoli i confessionali e i mobili di sacrestia. Il team di volontarie impegnato nelle pulizie ci fa ammirare un “tesoro” di paramenti sacri. Veloci alla chiesa parrocchiale di Odalengo Grande, suonano le 16,30 quando siamo sul piazzale (non ci piace il monumento a lato). Occhieggiamo anche il vicino castello, la bertesca ha una strana "fasciatura" forse anti crolli (qui colpì il teremoto) L’interno della chiesa è maestoso. Dietro l’altare maggiore è affissa una lapide che ricorda il marchese Luigi Gozzani, 1787. In una vetrinetta (lato sinistro) una piccola statua di Madonna con bambino (viene da Moncucco). Il battistero è del Capra. Curiosi i reliquiari con al centro faccine, mai visti. Usciamo, dal piazzale, si vedono le due chiese di Sant’Antonio. Il cielo minaccia un temporale, il colore delle nuvole accentua il bianco della facciata con il grande stemma dei Gozzani. Una bella foto potrebbe servire come copertina (la offriamo gratis) oer un libretto di itinerari in una zona da riscoprire. Luigi Angelino FOTO. L'interno di San Sebastiano di Cicengo di Odalengo G., paramenti preziosi a Vallestura, lo stemma dei Gozzani sul frontone della parrocchiale di San Vittore di Odalengo Grande

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Michele Castagnone

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