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«Voglio diventare prete». Il racconto di una scelta coraggiosa nella Repubblica Centrafricana martoriata dalle intolleranze religiose

Un altro, più autentico e sincero, significato del Natale, attraverso la testimonianza inviata da Bangui dal cerrinese Padre Trinchero

«Ho paura, mon père. Ho tanta paura, ma non cambio idea. Voglio ancora diventare prete». Così rispondono i futuri sacerdoti del Centrafrica che, a Bangui, seguono le lezioni del cerrinese Padre Federico Trinchero, da oltre 20 anni in missione nelle terre calde, non solo per ragioni climatiche ma, negli ultimi tempi, anche per i disordini civili e le violente guerre che, indegne, richiamano giustizia e religione.

«Durante una lezione mi sono inevitabilmente trovato a parlare di Alindao, la cittadina che dista 500 km da Bangui, presa d’assalto da un gruppo di ribelli islamisti, che porta il curioso nome di Unione per la pace in Centrafrica» ci scrive Padre Federico. «Si tratta di uno dei tanti gruppi, agli ordini di un certo Ali Darassa, sorti dalla dissoluzione della Seleka e che ancora infestano i tre quarti del Paese. I morti sono più di ottanta. Un vero massacro. Anzi, una razzia: oltre alle persone uccise, i ricoveri degli sfollati sono incendiati, l’intero sito è raso al suolo, le abitazioni sono saccheggiate, la chiesa è profanata. La strage avviene davanti all’inerzia del contingente dell’ONU che avrebbe, di per sé, il mandato di proteggere i civili. Tra le vittime, oltre a donne, bambini e persone anziane, anche due sacerdoti: abbé Célestin e abbé Blaise. Le foto dei cristiani carbonizzati fanno il giro del mondo». A raccontare le vicende è Donald, un giovane sacerdote formatosi al Carmel di Bangui che ha assistito al massacro di Alindao. Gli studenti, futuri sacerdoti che assistono alle lezioni e ascoltano il racconto di padre Donald, provengono dalle città e dai villaggi africani dove c’è la guerra. Dopo la loro formazione torneranno nelle Diocesi di appartenenza per professare, nelle terre incendiate dal fuoco della guerra.

«Chiedo loro se hanno ancora voglia di continuare il cammino intrapreso e se sono consapevoli della missione ad alto rischio che li attende» prosegue nella sua email Padre Federico. Odilon, appena ventenne, risponde per tutti: «Ho paura, mon père...ma voglio ancora diventare prete». «La sua sincerità e il suo coraggio disarmerebbero anche Ali Darassa. Vorrei dire a Donald che ho paura anch’io. Ma nessuna voglia di cambiare mestiere. Penso al giorno in cui sono diventato sacerdote. Proprio non immaginavo che sarei finito qui, a spiegare chi era Origene e Agostino a decine di volti neri, curiosi e imprevedibili, ostinatamente convinti che si può e si deve diventare preti, anche in un paese in guerra».

Così conclude Padre Federico portandoci un altro significato del Natale, attraverso il racconto di una scelta, tra paura, coraggio e grande Fede. «Questo 2018, ormai alla fine e in cui ben cinque sacerdoti e decine di cristiani sono stati uccisi durante le celebrazioni o nei pressi delle loro chiese, ci consegna una chiesa sicuramente ancora giovane e fragile, ma che non scappa davanti al nemico e i cui pastori non sono mercenari»


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