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Mercoledì 5 febbraio
"La dittatura del sapore" a Casale Monferrato
La presentazione del libro di Diego Fusaro
Mercoledì sera, a Casale Monferrato, la presentazione del libro “La dittatura del sapore” di Diego Fusaro ha visto un’ottima affluenza presso la Sala Giumelli di Palazzo Vittore.
Introduce la serata Marco Botta rappresentante dell’Associazione “la Galleria del Pensiero: “Il cibo è cultura, come dice il professore nel suo libro, e l’uomo è ciò che mangia. Negli ultimi anni abbiamo addirittura trovato sul banco degli accusati alcuni degli alimenti, che in maniera simbolica, rappresentano la tradizione occidentale; il passaggio da fortemente identitari ad una omologazione e solitudine culinaria”.
L’autore ha espresso la sua visione della perdita identitaria delle culture mondiali a favore di una uniformità che dilaga nel tentativo di un controllo globale sempre più forte. In un mondo sempre più globalizzato, che porta sempre più l’essere umano a snaturarsi dal suo “essere umano” uniformandolo verso dettami uguali per tutti, ciò che si impoverisce e perde del suo valore identitario è la cultura di un territorio anzi “le culture di un territorio” che si identificano in ciò che si consuma a tavola. Ciò che mangiamo o meglio ancora quello che “assaporiamo” è ciò che ci distingue dagli altri esseri viventi: solo l’uomo in natura sente l’esigenza di trasformare gli elementi che reperisce, non gli basta consumarli come li trova, li deve elaborare utilizzando “il sapere del sapore”, si potrebbe dire, in un prodotto che innalza sopra il valore stesso di un alimento da consumare. Il piacere per il palato diventa piacere per la mente.
“Il cibo è anzitutto cultura e uno dei drammi del nostro tempo è l’aver rimosso la valenza culturale, simbolica e identitaria del cibo. Oggi il discorso dominante si organizza parlando esclusivamente della parte scientifica come se il cibo fosse solo scienza ma in realtà esso è anzitutto nutrimento per il pensiero, che alimenta lo spirito. L’uomo è quindi ciò che mangia.”, afferma Diego Fusaro.
Il pane, Il vino e l’olio, che sono gli alimenti base della tradizione occidentale e ancor più di quella italiana esprimono esattamente questo concetto; così come li vediamo non sono ricercabili in natura ma sono il frutto del lavoro e della conoscenza di un territorio e di una tradizione che è il fondamento di un’identità culturale radicata. Il limitarne il consumo perché, secondo la scienza, i loro processi inquinano, non fanno bene alla salute è un lento cammino verso l’eliminazione di questi elementi e delle radici profonde di popoli che su di essi hanno incentrato il loro “vivere”.
“Molti dei prodotti della nostra tradizione stanno scomparendo anche a causa dei lunghi tempi di lavorazione che richiedono che si scontrano con le veloci richieste del mercato. Questa cultura vuole essere smontata omologando e mettendo sullo stesso piano i prodotti naturali che richiedono una cultura, un lavoro intenso e non facilmente replicabili con quelli industriali. La sempre più richiesta di cibo Fast food a discapito di un Slow food che è presidio di un’identità locale molto forte”, dichiara Ugo Bertana giornalista, curatore della Guida Andar per vini in Monferrato, nonché contitolare del Ristorante del Santuario di Crea.
approfondimento su "Il Monferrato" di venerdì 7 febbraio
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