Coniolo: meritevole lavoro di ricerca sulla figura dei ventun caduti
di Luigi Angelino e Dionigi Roggero
In un grigio mercoledì (3 febbraio, ndr) arriviamo a Coniolo insieme al sindaco Enzo Amich, noi in auto lui sul camioncino del Comune impegnato nella pulizia dei fossi.
Un primo cittadino giovane (39 anni), macchinista delle ferrovie, sposato con Valentina, una splendida bimba di tre anni Matilde. Un passato militare: tre anni paracadutista a Pistoia. In Comune, dopo aver staccato l’allarme, Amich ci racconta della esigenza di mantenere la memoria dei Caduti con il ripristino del Parco della Rimembranza nei pressi del cimitero grazie all’ausilio degli alpini di Coniolo. Inaugurazione lo scorso 4 novembre. Conta di riprendere il discorso in vista del 2018 con una mostra di cimeli storici locali.
Nel congedarci due doni: la ricerca dello studioso Renzo Martinotti (coniolese che vive in Toscana) sui caduti in Libia e nella prima Guerra mondiale e “Le miniere di marna di Coniolo”, di Giuliano Giorcelli, pubblicato dalla benemerita amministrazione.
Verso la fine dell’Ottocento si erano formate a Coniolo alcune cooperative di consumo, di cui l’ultima “Il magazzino cooperativo” venne sciolta all’inizio degli anni venti del Novecento, a causa delle nuove leggi che ne imponevano il controllo da parte delle autorità politiche.
Per volontà degli abitanti i proventi della liquidazione della società furono destinati alla costruzione di un monumento davanti alla chiesa in memoria dei diciannove caduti nella Grande Guerra. Contemporaneamente fu realizzato anche il Viale della Rimembranza con altrettanti ippocastani, ciascuno con targhetta nominativa dei caduti.
Il monumento, a forma di obelisco con l’aquila e il bassorilievo in bronzo, realizzati dallo scultore casalese Nino Campese, aveva una lapide di marmo nero, espressamente richiesta dal comitato promotore in camicia nera, poi sostituita alla fine del regime da quella attuale.
L’inaugurazione si tenne il 2 agosto 1925 alla presenza di molte autorità provenienti da Casale e Alessandria. Qualche giorno dopo “Il Monferrato” dava questo breve resoconto. “Fu organizzatore infaticabile della manifestazione il segretario comunale sig. Cortesina Natale, coadiuvato dai Consiglieri comunali di Coniolo fra cui l’ex combattente Massa, decorato di due medaglie al valore.
Dopo un cordiale ricevimento in Municipio, si formò un lungo corteo con la banda fascista locale in testa, che, attraversato il paese, si portò sul piazzale prospiciente la chiesa dove la cerimonia si svolse con solennità e fra la viva commozione dei forti, buoni e rudi coniolesi. Impartì la benedizione al Parco e al Monumento il Reverendo Parroco, illustrando con brevi parole il significato della cerimonia. Portò il saluto alle Autorità, per il Sindaco e per il Comitato, l’egregio segretario signor Cortesina. Pronunciò il discorso ufficiale S. E. Battaglieri. La parola alata ed avvincente dell’illustre Parlamentare - che si rivolse particolarmente alle Madri e Vedove dei Caduti - commosse vivamente l’uditorio il quale più volte interruppe con applausi e coronò alla fine con ripetute ovazioni la forte orazione… Presenziava all’ inaugurazione del monumento Nino Campese il quale venne fatto segno a cordiale dimostrazione del pubblico per l’opera artisticamente concepita ed eseguita”.
Le ricerche effettuate da Renzo Martinotti sui registri di stato civile e sui fogli matricolari han permesso di emendare le inesattezze presenti sulla lapide del monumento, ricostruendo l’elenco completo dei 21 caduti di Coniolo, alcuni sepolti nel cimitero locale, altri ricordati nei Monumenti Sacrari Ossari del Veneto.
Elenco aggiornato dei Caduti
Caporale maggiore Martinotti Pietro (1885-1917), indicato sul monumento come Paolo; soldato Angelino Giovanni (1896-1919) il decesso un anno dopo la fine della guerra quando fu mandato a combattere in Libia, morì a Tripoli ma riposa nel cimitero di Coniolo; soldato Fava Eligio (1883-1918); soldato Ferrero Primo (1890-1918), rimasto sotto le macerie di una grande mina fatta brillare dagli austriaci, fu estratto apparentemente illeso, tornò a Coniolo in licenza, ma morì dopo pochi giorni; è sepolto a Coniolo; soldato Goio Carlo (1881-1917); soldato Goio Giuseppe (1893-1917), congedato perché riformato in seguito a ‘rassegna con determinazione’ dell’ospedale militare di Piacenza, morì a Coniolo, dove fu sepolto; appuntato Leporati Giuseppe (1891-1918); caporale Martinotti Enrico (1889-1916) in licenza per malattia, ritornò sul Carso, gli giunse la promozione a caporale quando ormai era deceduto da una settimana nell’ospedale di Monfalcone; Guardia di Finanza Raiteri Marcello (1894-1917); soldato di fanteria Martinotti Mario (1890-1916); soldato Martinotti Mario (1891-1916); soldato Martinotti Luigi (1879-1916), sepolto a Recoaro fu traslato come ignoto, non essendo più leggibile il nome, al sacrario militare del Monte Pasubio; caporale Testa Francesco (1893-1915), dichiarato disperso, al sacrario di Oslavia risulta un solo caduto con il cognome Testa; compare sul monumento perché residente a Coniolo con padre messo-cantoniere e madre ostetrica.
Poi: soldato Martinotti Annibale (1885-1918); soldato (Genio minatori) Nosengo Giovanni (1894-1915); soldato Martinotti Bono (1888-1915); caporale di fanteria Martinotti Giuseppe (1888-1916); bersagliere Martinotti Prospero (1893-1916) e soldato Deambrogio Ernesto (1896-1917), congedato per infermità, morì a Coniolo dove fu sepolto, successivamente le spoglie furono trasferite a Pontestura nella tomba di famiglia.
Ad essi vanno aggiunti due caduti che non sono ricordati sul monumento e nel viale della Rimembranza: caporale Goio Marino (1895-1915), milite ignoto poiché non risultava più leggibile il nome sulla croce di legno al momento della traslazione; soldato Coppo Luigi (1880-1918), il cui nome è ricordato sul monumento di Cella Monte, da dove provenivano i suoi genitori.