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All'Addolorata per i legami con la Sindone

Il più antico documento che attesta la presenza a Casale dei Disciplinanti è il decreto del marzo 1496 firmato dal primo vescovo Bernardino Tibaldeschi. Nel primo decennio del Seicento mons. Tullio Carretti eresse la “Confraternita dei Disciplinanti, ossia della B.V. dei sette dolori” che ebbe sede nella chiesa dei padri filippini dell’oratorio vecchio (oggi salone dell’Immacolata del seminario vescovile). Nel gennaio 1706, in seguito alla separazione dagli oratoriani, i disciplinanti si trasferirono nella chiesa di Santo Stefano, come si legge nella dettagliata scheda storica redatta da “Cecco” Sobrero, con “le statue del Crocifisso, della Vergine, le cappe, le croci ed ogni altra cosa inerente alla funzione dell’Entierro”. Il termine spagnolo (che ricorda la sepoltura) era la processione del venerdì santo con le statue in legno policromo commissionate dalla contessa di Montemagno, nata Callori, allo scultore Felice Cassini (morto giovane per aver maneggiato colori velenosi) con due alberi del bosco di Coniolo, donati dal marchese Bonifacio Fassati. La prima chiesa della confraternita, sull’area di proprietà del confratello Domenico Lorenzo Morselli, si trovava in cantone Lago, nella contrada della Barera (attuale via Guglielmo Caccia). Pochi anni dopo, essendo piccola per il numero crescente dei confratelli, si decise di costruire una nuova e più ampia chiesa. Francesca Maria e Carlo Giovanni De Merli donarono la loro casa con cascina e stalla nel Piazzo de’ Cappuccini (oggi piazza Statuto). Nel settembre 1720 il vescovo Pietro Secondo Radicati concedeva l’autorizzazione, seguito nel giugno dell’anno successivo dal regio rescritto del re Vittorio Amedeo II. Ma i lavori, subito iniziati, procedevano lentamente per mancanza di fondi e il progetto redatto nell’aprile 1751 da Francesco Ottavio Magnocavalli (conservato in casa parrocchiale) fu parzialmente modificato. La grande cupola ottagonale, sostituita da una provvisoria volta a plafone, fu conclusa solo nel 1766 da Giovan Battista e Francesco Felli, e la facciata venne modificata nel 1839 dall’ing. Giovanni Formiglia con quattro lesene e capitelli corinzi al posto delle colonne del progetto originario. Nel 1893 il parroco don Giuseppe Mantelli affidava al pittore Carlo Costa di Vercelli il progetto del nuovo slanciato campanile (in sostituzione di quello antico, ancora esistente), che fu costruito solo nella parte bassa, che oggi ospita la sacrestia. Un pulpito del Seicento si trasforma in mensa d'altare Appuntamento nella casa parrocchiale dell’Addolorata con il parroco don Angelo Francia, Carlo Baviera e Cecco Sobrero, autore della ricerca storica sulla chiesa. Ci soffermiamo subito sul progetto orginario della chiesa di Francesco Ottavio Magnocavalli e su quelli del campanile del pittore vercellese Carlo Costa, non ultimato. Fa bella mostra un piccolo crocifisso restaurato da Luca Pagella, due tele forse provenienti dalla prima chiesa dei Disciplinanti in contrada Barera e una tegola con inciso il millesimo “1792” della casa parrocchiale, costruita sul luogo di un antico filatoio. Entriamo in sacrestia dalla parte inferiore del campanile, per ammirare custoditi negli armadi macchine processionali (nella foto), reliquiari dei Santi Donato e Prudenza e quello della Santa Croce con una immagine del sudario della Veronica. In chiesa davanti all’altare laterale di destra il Crocifisso e la Vergine Addolorata del Cassini sono stati posizionati come un Compianto, un’idea nata dal coinvolgimento con l’esposizione della Sindone. Di fronte l’altare con la pala della Deposizione di Gesù del pittore Serra di Calliano. La mensa d’altare è formata dall’antico pulpito in legno scolpito con ai lati i quattro evangelisti e nel pannello centrale un frate cappuccino, Origene, San Gerolamo e un papa, forse Clemente VII. E’ il vecchio pulpito ricollocato nel 1988 nel presbiterio: opera del 1670 di Eugenio Calone. Per Baviera molto probabilmente faceva parte della Chiesa di S. Francesco (demolita) poi trasferito all’Addolorata nel 1836. In presbiterio la tomba del primo parroco Giovanni Bergancini di Livorno Ferraris, parente del più celebre teologo Giuseppe Angelo Bergancini. All’ingresso della chiesa, a destra il battistero con le decorazioni di Carlo Costa e il gruppo plastico con Adamo ed Eva seduti, Giovanni Battista e Gesù in piedi, opera del savonese Antonio Brilla, attivo in molte cappelle del Sacro Monte di Crea. A sinistra le lapidi che ricordano i benefattori della chiesa.

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Michele Castagnone

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