Assemblea convocata da AFEVA sui nuovi scenari dopo Venezia
di Massimiliano Francia
Si riunisce mercoledì 23 gennaio l’assemblea convocata dall’AFEVA (l’Associazione familiari vittime amianto) per presentare il piano sulla ricerca scientifica, elaborato sulla base di quanto emerso alla Conferenza Nazionale indetta dal Governo lo scorso novembre a Venezia.
«Ci auguriamo, e siamo convinti, che possa iniziare un percorso concreto e che partendo dal nostro territorio - dice Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto - si possa poggiare su una rete portando nuovo impulso alla ricerca, potenziando progetti in corso e promuovendone di nuovi, sia per i percorsi terapeutici sperimentali sia per ciò che riguarda gli studi di base».
Pesce ritiene inoltre che le strutture sanitarie (ospedale di Casale e di Alessandria) «individuino e garantiscano le priorità per reggere il rapporto con i centri di ricerca ma anche per far diventare il nostro territorio un vero punto di riferimento per la cura del mesotelioma e per collaborare sulla ricerca.
«In questa fase in cui si parla di smantellamenti e tagli anche molto preoccupanti che riguardano l’ospedale di Casale e non solo occorre garantire una struttura estremamente qualificata».
Una parte delle risorse dunque verrebbe rivolta a «strutture funzionale alla ricerca».
Ricerca e Fondazione Buzzi
E sulla questione della ricerca scientifica intervengono Alberto Riccio, Gian Carlo Curti e Massimo De Bernardi di Nuove Frontiere: «La nostra speranza - affermano - è che si arrivi concretamente ad una definizione delle competenze e degli indirizzi per la Ricerca di una cura contro il mesotelioma, senza dimenticare le altre realtà che hanno già ottenuto risultati concreti, quali ad esempio la Fondazione Buzzi che da più di dieci anni finanzia progetti di ricerca mirati e riconosciuti dalla rete delle strutture internazionali di ricerca».
Fondazione Buzzi che peraltro pare non sia neppure tra i destinatari degli inviti diffusi dall’AFEVA. Gli esponenti del movimento civico ricordano che proprio un anno fa avevano presentato una interrogazione urgente in Consiglio comunale sui 4,6 milioni di euro «previsti per la ricerca di una cura contro il mesotelioma e derivanti delle transazioni individuali fra Schmidheiny ed oltre 200 famigliari di vittime dell’amianto.
«Purtroppo questi soldi, disponibili fin dal 2009, sono sempre, ed ancora oggi, nelle disponibilità dei legali del sig. Schmidheiny».
Secondo l’accordo AFEVA e ASL AL avrebbero dovuto indicare un istituto di ricerca a cui destinare tali risorse.
«Ma la stessa AFEVA - aggiungono gli esponenti di Nuove Frontiere - in più occasioni ha manifestato di non avere competenza per una individuazione siffatta».
Di lì la proposta avanzata dal movimento civico: siano gli stessi firmatari a decidere a chi destinare i fondi: «Abbiamo proposto una assemblea con la partecipazione delle oltre 200 famiglie che avevano effettuato la transazione. Crediamo che i cittadini, a fronte di progetti seri presentati da tecnici e ricercatori, resi - altresì noti sui giornali, sui media, su internet - potrebbero così finalmente esprimere nella detta assemblea il loro parere sulla destinazione dei 4,6 milioni di euro da destinarsi, ovviamente tutti, alla cura del mesotelioma».
«Finanziamo solo la ricerca»
Niente spese strutturali, stipendi di medici, infermieri, ricercatori o altro che dovrebbero invece essere pagati - almeno quelli! - dalla sanità pubblica, ritiene Nuove Frontiere, per garantire che la totalità delle risorse venga impiegata esclusivamente per ricerche e sperimentazioni.
«Pensiamo altresì che sia necessario definire anche criteri oggettivi ed obbiettivi di valutazione delle competenze per l’assegnazione di questi fondi. Le 200 famiglie debitamente e correttamente informate, dovrebbero poter segnalare e decidere se indirizzare queste risorse alle diagnosi precoci, alle terapie, allo screening o verso altre ricerche concrete».