I sindaci e il paesaggio: assurdo criticarci per le aree produttive
Scriviamo in risposta all'intervento del signor Bardazza sul tema del paesaggio.
Per iniziare vorremmo fare un po' di chiarezza a proposito dei piani regolatori comunali. Questi strumenti sono stati introdotti nella legislazione italiana con lo scopo di rendere più razionale ed organico lo sviluppo dei territori comunali, tramite l'istituzione di opportuni strumenti di pianificazione. Obiettivo principale del legislatore era la suddivisione del territorio comunale in zone omogenee, aventi specifiche caratteristiche, in cui si potessero svolgere nel modo più funzionale possibile le diverse attività dei cittadini. I piani regolatori di "prima generazione", causa la situazione di anarchia urbanistica esistente all'epoca, non hanno potuto far altro che fotografare la situazione esistente, con un'individuazione a "macchia di leopardo" delle diverse destinazioni urbanistiche, senza poter quindi realizzare alcun tipo di programmazione. Spesso, inoltre, anziché individuare aree omogenee che potessero accogliere più attività imprenditoriali, gli organi competenti hanno autorizzato la creazione di zone produttive "ad personam" in favore esclusivamente di coloro che avevano un certo potere economico o politico.
Dopo anni, con fatica, e a seguito anche di un cambiamento culturale della popolazione, pare ora possibile per le amministrazioni procedere finalmente ad una riorganizzazione più razionale del proprio territorio avviando una seria programmazione urbanistica.
Questo significa che oggi le amministrazioni possono redarre piani regolatori che rispettino a pieno lo spirito della legge, tramite l'individuazione di aree a diversa e soprattutto omogenea destinazione urbanistica (residenziale, terziaria, artigianale, agricola, ecc.) nelle quali dovrebbero prevalentemente svolgersi le relative attività.
La legislazione infatti imporrebbe che nelle aree residenziali si svolgessero esclusivamente attività artigianali di modeste dimensioni e che in ogni caso possano coesistere con le abitazioni. Tendenzialmente, quindi tutte le attività artigianali di una certa entità dovrebbero sorgere all'interno di opportune ed idonee aree individuate sul territorio.
Purtroppo la situazione che si registra nei nostri paesi non è questa. Le attività artigianali, a causa appunto della mancanza di una seria pianificazione che assegnasse loro idonee zone, non hanno potuto far altro che svilupparsi all'interno di vecchi edifici rurali e civili, od in alcuni casi all'interno di nuovi capannoni realizzati all'interno dei centri abitati, magari vicino ad edifici di pregio.
Oltre a problemi di ordine estetico questa situazione crea anche diversi problemi di ordine pratico, quali per esempio la spesso non facile convivenza con le vicine abitazioni a causa dell'emissione di odori o rumori, problemi urbanistici e di arredo urbano per i comuni che devono intervenire in queste aree, e certamente non ultimi problemi di sicurezza per gli stessi artigiani ed i loro lavoratori. Infatti la realizzazione di attività produttive all'interno di edifici non idonei per dimensioni, conformazione e tipologia edilizia, spesso non consente il pieno rispettato degli standard previsti per l'illuminazione e l'aerazione dei locali oltre a quelli relativi alla normativa antincendio ed alle uscite di sicurezza.
L'individuazione di aree produttive omogenee ha il semplice scopo di permettere la realizzazione di nuove attività al di fuori dei centri abitati, e consentire a quelle esistenti di spostarsi in spazi più consoni recuperando al contempo ai fini abitativi le sedi attuali, ottenendo così una vera riqualificazione dei nostri paesi. Inoltre non ci risulta che vi siano molti edifici esistenti inutilizzati che possano ospitare nuovi insediamenti nel rispetto della normativa vigente.
In definitiva quindi impedire la realizzazione di nuove aree equivarrebbe a impedire il sorgere di nuove attività, ma nel lungo periodo, anche la chiusura di molte di quelle esistenti, che fortunatamente, coinvolgono più o meno direttamente, una fetta consistente della nostra società.
Anche affermare che si dovrebbe realizzare un'unica zona produttiva per ciascuna comunità collinare non è meno grave. Questo infatti in prospettiva implicherebbe che tutte le attività artigianali (e quindi tutti muratori, tutti i fabbri, tutti i meccanici, tutti i carrozzieri, tutti i gommisti, tutti i distributori, tutti gli autolavaggi, tutte le imprese di pompe funebri, ecc., perché è di questo che si sta parlando) di Moncestino, Gabiano, Villamiroglio, Cerrina, Odalengo Grande, Odalengo Piccolo, Castelletto Merli, Ponzano Serralunga di Crea, o di Alfiano Natta, Camino, Cereseto, Mombello Monferrato, Murisengo, Solonghello, Villadeati, dovrebbero essere concentrate in un unico punto!!! Ci pare una proposta per lo meno poco sensata, non rispettosa delle esigenze dei singoli e delle comunità.
Rimanendo sul discorso urbanistico vorremmo ancora ricordare che è abbastanza difficile per le pubbliche amministrazioni, di ogni genere, "far quadrare i bilanci con opere di riqualificazione dei nostri paesi" semplicemente perché purtroppo si trovano nella colonna sbagliata del bilancio! Anziché essere delle entrate sono delle uscite!
Offensiva nei confronti degli amministratori è l'affermazione di lucrare sull'ICI come se i proventi incassati dalle pubbliche amministrazioni venissero spesi per prendere l'aperitivo al bar e non piuttosto per assicurare il maggior numero di servizi alla popolazione; oramai non sono più possibili riduzioni di capitoli di spesa senza che questo comporti seri disagi per la popolazione.
Riprendendo ora gli argomenti esposti nel sopraccitato intervento vorremmo anche aggiungere una cosa. Noi non crediamo che la cittadinanza del Monferrato e della Val Cerrina sia meno intelligente della popolazione di Alessandria, Torino, Milano od altre città..., non credo che sia necessario richiamare l'intervento di chissà quali autorità superiori affinché stabiliscano che tipo di sviluppo dobbiamo avere, che tipo di lavoro dobbiamo fare... Anzi! Noi crediamo che queste scelte debbano essere di competenza esclusiva di queste amministrazioni, di chi queste terre le ha difese, ci è nato, ci è vissuto, ci è rimasto nei momenti difficili, e vuole continuare a rimanerci, nonostante magari per anni debba svegliarsi alle 6 semplicemente per andare a scuola a Casale o per decenni alle 4 per prendere l'autobus ed andare a lavorare a Torino.
Noi vogliamo semplicemente che i pochi giovani rimasti, se lo vogliono, abbiano l'opportunità di costruirsi qui il proprio futuro, sfruttando al meglio le poche opportunità che il territorio, grazie all'impegno di questi amministratori da lei, Bardazza, bistrattati, offre, facendo magari i contadini, ma con la possibilità di utilizzare tutte le tecniche, attrezzature, e strutture più moderne (fare il contadino con le tecniche e le strutture tradizionali è un lavoro da cani! ci creda sulla parola Sig. Bardazza!). Che cosa dobbiamo rispondere a coloro che per anni hanno lavorato come dipendenti, vogliono avviare una piccola attività, e non lo possono fare perché non vi sono aree o strutture idonee? Che anziché costruire un nuovo capannone devono andare a zappare la terra perché questo si adatterebbe meglio all'offensivamente semplicistica immagine bucolica che dei potenziali visitatori si sono fatti del nostro territorio? Possiamo dar loro il suo numero o quello delle superiori autorità affinché possiate rispondergli voi?
Inoltre crediamo che si dovrebbe fare un po' di attenzione nell'utilizzare termini talmente dispregiativi nei confronti delle strutture produttive. E' sicuramente vero che molte di esse sono quanto meno esteticamente poco piacevoli, ma ci si deve sempre ricordare che spesso sono il frutto di una vita di lavoro e sacrifici di persone che li hanno realizzati con i mezzi e le disponibilità di cui erano in possesso. Ciò che molti descrivono con disprezzo per molti altri è motivo di orgoglio ed ammirazione; crediamo che un maggiore rispetto per tutti sarebbe utile.
Tutto questo non vuol dire che noi siamo favorevoli al degrado del nostro territorio, non dobbiamo nemmeno dire che tutti dobbiamo operare affinché sia tutelato perché questa è una semplice banalità. E' naturale che è necessario minimizzare il più possibile l'impatto derivante dalla realizzazione di nuove costruzioni, con tutti gli accorgimenti possibili... è naturale che siamo favorevoli ad un incremento dell'attività turistica nelle nostre terre e che dobbiamo tutti operare affinché questo si verifichi... ma allo stesso tempo non vogliamo che l'inseguire il miraggio del turismo porti al blocco delle normali attività del vivere quotidiano, perché di questo semplicemente si tratta.
A proposito dell'attività agricola e ricettiva vorremmo fare un'altra puntualizzazione. Noi siamo assolutamente felici se nascono delle nuove attività quali agriturismo e B&B ma ci si deve ricordare che sono attività incentivate dalle pubbliche amministrazioni (contributi o fiscalità agevolata), e quindi più che elementi di sviluppo sono paragonabili più ad ammortizzatori sociali a sostegno di un territorio in difficoltà. Esse esistono in quanto vi sono dei settori realmente produttivi che ne consentono l'esistenza. Dire che devono essere il modello di sviluppo è un po' come dire (ci scusi l'iperbole) che si deve assumere come modello la cassa integrazione. Il turismo in Monferrato allo stato attuale non riesce a supplire se non in modo marginale alla crisi occupazionale che grava sul nostro territorio. Basta parlare con qualche operatore turistico serio al di fuori dei soliti convegni promozionali per capire le difficoltà strutturali di questo settore che non dipendono assolutamente dai presunti " sfregi " ambientali causati a suo dire dai capannoni.
Un'ultima cosa... Ricoprire il ruolo di amministratori pubblici è relativamente semplice, si devono conoscere i propri cittadini e quando devono essere operate delle scelte si deve semplicemente cercare di fare ciò che è nel loro interesse, che coincide con quello della collettività. L'errore che è più facile compiere è quello di confondere le proprie idee, i propri interessi, e quelli delle persone a noi amiche con quelli della popolazione, ed agire di conseguenza. Nonostante tutti i nostri limiti noi crediamo in tutta sincerità che nessuno possa rappresentare meglio delle amministrazioni comunali gli interessi e le istanze delle popolazioni del Monferrato. L'unico modo per acquisire il diritto a rappresentare e parlare per la popolazione è quello di avere il coraggio di presentarsi di fronte ad essa con un programma, ed ottenerne il permesso tramite l'investitura del voto popolare. Nella storia ci sono stati, fortunatamente rari, casi di auto-incoronazione, ma si trattava sempre di tiranni che non rappresentavano che se stessi. Non carichi, sig. Bardazza, le proprie spalle di troppe responsabilità, una gran parte della popolazione ed il Monferrato glie ne saranno grati!
P.S.: il prossimo anno nei 16 Comuni ci saranno le elezioni amministrative. Se vuole candidarsi capirà cosa vuole dire fare l'Amministratore.