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Ad Alessandria
Carcere S. Michele: «Inaccettabile questo attacco allo Stato. Servono fermezza e tolleranza zero»
«Nella serata di ieri incredibile violenza»
«Quel che è avvenuto nelle ultime ore nel carcere S. Michele di Alessandria è semplicemente incredibile ed inaccettabile: lo Stato non può più assistere passivamente al degrado ed alla violenze di una frangia di detenuti che pensa e crede di poter fare, nella detenzione, quel che vuole».
È senza appello l’atto di accusa di Demis Napolitano, che del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria è il vicesegretario del Piemonte, alla violenza che si è consumata nella serata di ieri: «Il San Michele ha avuto le sue pesanti criticità con due Sezioni che sono state messe a ferro e fuoco da una decina di detenuti magrebini. Per una presunta telefonata non autorizzata hanno fatto mancato rientro nelle celle e colpito con un pugno il Sovrintendente della Polizia Penitenziaria in servizio (poi ricorso alle cure del pronto soccorso): solo ‘ intervento dei colleghi fuori servizio ha riportato la situazione sotto controllo».
«Si è consumato un gravissimo attacco allo Stato ed a chi lo rappresenta in carcere», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe: «Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della Nazione: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni».
«Il Sappe esprime la vicinanza al poliziotto contusi al S. Michele ed a tutte le colleghe ed i colleghi del Piemonte - sottolinea Capece - ma siamo davvero alla frutta: i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti», conclude il leader nazionale del Sappe: «lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza».
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