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Alessandro Manzoni e la spia austriaca: una curiosa storia di spionaggio scritta dal giornalista pavese Umberto De Agostino

Per gli Amici della Biblioteca, oggi, venerdì alle 18 al salone delle Lunette di Santa Croce (via Cavour) Giuseppe Castelli, letterato e storico di Candia presenta il libro di Umberto De Agostino intitolato “Manzoni e la spia austriaca” Il tema del recente libro del giornalista Umberto De Agostino intitolato “Manzoni e la spia austriaca” (Fratelli Frilli Editori, Genova), è una curiosa storia di spionaggio che si svolge in Lomellina, allora appartenente al Regno di Sardegna, a margine della seconda guerra di indipendenza. La vicenda si conclude con un colpo di scena (e non diciamo quale) proprio a Ponte Sesia, sulla riva del fiume che oggi separa Piemonte e Lombardia. La spy story, dove non mancano i riferimenti ai luoghi importanti del Monferrato, tra cui San Salvatore, Occimiano e Casale, inizia con i celebri accordi segreti stipulati nella celebre cittadina termale di Plombières tra Napoleone III e Cavour, che fissarono i presupposti per lo scoppio della seconda guerra d’indipendenza. Subito dopo il conte allertò il cosiddetto “circolo di Cassolo [oggi Cassolnovo]”, formato da patrioti, esuli e intellettuali che facevano capo al marchese Giuseppe Arconati Visconti, deputato al Parlamento Subalpino, e alla moglie la marchesa Costanza Trotti Bentivoglio. Nel palazzo Alessandro Manzoni, la cui figlia Giulia aveva sposato il fratello della marchesa, amava riposarsi all’ombra di un maestoso cedro del Libano. Così faceva soprattutto quando era molto scosso, come in occasione della morte dell’amato Antonio Rosmini, scomparso a Stresa il 30 luglio 1855, quando non volendo tornare a Lesa accettò l’ospitalità degli Arconati. Era uno dei sei soggiorni di “Don Lisander” a Cassolnovo. Il centro più settentrionale della Lomellina, poco distante dal Ticino, le cui acque segnavano il confine col Lombardo-Veneto, divenne strategico per il Piemonte dopo la decisione di favorire l’avanzata degli austriaci al comando del feldmaresciallo Ferencz Gyulai per attirarlo nella trappola delle risaie fatte allagare dall’ingegnere idraulico Carlo Noè, originario di Bozzole. Oltre ad Alessandro Manzoni, che rivive attraverso le lettere scritte alla moglie Teresa Borri Stampa, animano la fabula altri personaggi, tra realtà storica e fantasia, come il colonnello Enrico Strada, confidente di Alfonso Ferrero della Marmora, allora ministro della Guerra, oppure la pericolosa spia agli ordini del governatore austriaco che, entrato con uno stratagemma a palazzo Arconati, finì per sconvolgere la vita dei patrioti lomellini.

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