Commemorazione Banda Tom: le proteste al Tartara strumentali e faziose
di Emanuele Ugazio
Ho deciso di scrivere questa lettera dopo aver partecipato alla commemorazione del 68mo anniversario della fucilazione dei 13 partigiani della Banda Tom per l'ennesima volta oggetto di polemiche e manifestazioni di dissenso all'operato dell'amministrazione cittadina.
Mi guardo intorno e non vedo altro che simboli e bandiere di partito, striscioni di protesta ed individui che distribuiscono volantini all'esterno del Salone Tartara consigliando ai partecipanti di innalzarli solamente durante il discorso del Sindaco.
In qualità di consigliere comunale, ma soprattutto di cittadino mi vergogno e mi sento offeso di aver assistito ad un tale spettacolo di strumentalizzazione che toglie la sacralità a questo momento di ricordo.
Critiche strumentali, faziose, forse un po' anacronistiche, che oltre ad essere decisamente fuori luogo, sono state irrispettose verso i caduti che ci trovavamo tutti insieme a commemorare.
Forse le imminenti elezioni hanno trasformato questo momento, che avrebbe dovuto essere di riflessione, condivisione e silenziosa partecipazione, in un'occasione per fare campagna elettorale.
Si è addirittura ricorsi ad un bambino di pochi anni il quale, incitato dal padre, è stato mandato a portare un volantino di protesta sul palco del Tartara durante il discorso del Sindaco, trasformandolo in portavoce innocente di una contestazione che non gli apparteneva e della quale sicuramente non ne capiva il significato.
Si è parlato anche di corone d'alloro troppo piccole e “striminzite”. Ma è forse la grandezza di una corona a restituire la vita a quei giovani?
Non so quindi se definirmi indignato o deluso, ma sono certo di aver trovato la sincera commemorazione e l'immagine di quei tredici ragazzi nelle dignitose lacrime della Signora Rosetta Santambrogio, sorella del partigiano Luigi (il più giovane dei fucilati) che con il suo rispettoso silenzio ha onorato realmente la memoria del fratello.
Che queste lacrime ricordino, soprattutto a noi giovani, che non abbiamo vissuto in prima persona quei terribili momenti di Guerra Civile che videro scontrarsi fratelli, amici e compagni di scuola e ci permettano in futuro di commemorare serenamente i nostri nonni, che hanno dato la propria vita e la proprio gioventù per un ideale, liberandoci, almeno per un momento dalle divisioni politiche.