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Fini e Calderoli, turpiloquio e scuola: le preoccupazioni di un preside

Il Presidente della Camera Gianfranco Fini in visita a Genova si sofferma soprattutto sulle cose che fanno sentire la discriminazione: «Vi è capitato qualche volta di incontrare qualche stronzo che dice una parola di troppo?», chiede ad un certo punto scatenando risate e stupore fra i presenti. «Il presidente della Camera parla come voi», aggiunge quasi per giustificare quel linguaggio poco istituzionale, «e poi se qualcuno vi dice che siete diversi per il colore della pelle una parolaccia se la merita». Qualcuno nella Lega si deve sentire chiamato in causa. Tanto che Calderoli gli replica a muso duro: «Fini ha perfettamente ragione a dire che è stronzo chi dice che lo straniero è diverso. Ma è altrettanto stronzo chi illude gli immigrati», dice il ministro del Carroccio secondo il quale è «una stronzata illuderli dicendo che in Italia c’è lavoro per tutti, visto che il lavoro manca in primo luogo ai nostri cittadini». La platea è composta da giovani e giovanissimi. I più piccoli hanno circa 6-8 anni, i più grandi 18-19. Alcuni sono nati in Italia, altri sono arrivati da qualche anno. Tutti hanno genitori extracomunitari venuti dalla Cina, dal Bangladesh, dal Maghreb. Non sono un moralista e neppure un bacchettone ma mi chiedo come Dirigente scolastico che senso ha predisporre un documento che ha per nome “Patto di corresponsabilità tra scuola e famiglie” e il “Regolamento di Istituto” ove si parla di rispetto, di comportamento corretto, di rapporti di collaborazione tra pari e adulti…; c’è poi tutto il capitolo dedicato alle sanzioni disciplinari (si ricordi che il voto di condotta è ricomparso da due anni!) per atteggiamenti, verbali e non verbali non consoni all’ambiente scolastico. Sarà imbarazzante ricevere in presidenza alunni da richiamare perché in classe si sono apostrofati con la parola di cui sopra. Di fronte alle più alte cariche dello stato che utilizzano in situazioni ufficiali (non nel privato) il turpiloquio, quale atteggiamento avranno i giovani studenti? Si sentiranno autorizzati a farlo anche loro (che problema c’è lo ha detto persino il presidente della camera!)? E gli adulti, i docenti? Pure loro perderanno il controllo e si trasformeranno in educatori con licenza al turpiloquio? Forse sono eccessi di preoccupazione , ma come spesso ripeto agli insegnanti della scuola che dirigo: gli alunni ci guardano e il primo atteggiamento nell’apprendere è l’emulazione.

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Michele Castagnone

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