Le Iene, Saluggia e Fukushima. Ma il fotovoltaico non è la vera risposta
di avv. Francesco Cappa
Un pezzo come quello scritto dall’autore a cui mi rivolgo (non potendomi rivolgere alle Iene che non conosco), scritto in questo momento e con una opinione pubblica confusa dalla gravità del disastro giapponese, desta allarme non giustificato; e forse i signori delle Iene non sanno che, se questa caratteristica il loro intervento avesse, la sua liceità sarebbe per lo meno discutibile (art. 658 c.p.).
Sono costretto a dire questo perché, come dal suo diligente reportage si ricava, mentre pare esista un residuo problema smaltimento scorie, non è stata rintracciata alcuna effettiva pericolosità per i vicini pozzi dell’acquedotto del Monferrato.
Il “problema” se così si può chiamare non è risultato ignorato, ma solo non ancora del tutto risolto; il danno all’acqua non è risultato, nè tanto meno si è mai manifestato.
Ora, a meno che si voglia approfittare del particolare momento (disastro di Fukushima) per respingere un’altra volta il nostro povero paese dal piano di riprendere l’applicazione dell’energia nucleare anche senza doverla pesantemente importare dalla Francia, lo scoop delle Iene non mi è parso molto utile, anche perché mira ad evidenziare possibilità (evidentemente molto remota, perché il problema è vecchio) di pericoli, e viceversa senza evidenziare che danni non se ne sono mai rilevati.
Bene anche accettare un po’ di sensazionalismo, ma solo sensazionalismo non è bene.
Per non lasciar trascorrere la prudente ed appagante (per le Iene) risposta finale del Sindaco Pasteris, qualcuno anche su questi piccoli, ma efficaci, giornali periferici dovrà pur
decidersi a dire che non è vero che la risposta al bisogno di energia è il fotovoltaico perchè:
1) ciò che fornisce l’energia è la potenza disponibile,
2) questa deve esserci sempre, non solo quando il sole c’è e i pannelli sono puliti,
3) usare il fotovoltaico coprendo lo scarso territorio italiano (agrario o forestale che sia) con i pannelli, ciò che per produrre molta energia da quella fonte si dovrebbe fare, significa degradare l’ambiente sia sanitariamente che paesisticamente, senza mai raggiungere alcuna certezza di avere l’energia quando serve (perchè il sole è incerto) e con la perdita altrettanto rilevante (e certa) dell’effetto anti C02 che le funzioni clorofilliane degli alberi e dei vegetali gratuitamente forniscono.
Poichè siamo liberi di esprimere il nostro pensiero, io credo giusto che almeno una voce
contro questo allarmistico scoop delle lene si debba ascoltare.