Il Sergio Ronco di Trino ricomincia con 550 alunni di cui 150 sono "primini"
di Maurizio Inguaggiato
Da martedì anche gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Sergio Ronco” di Trino sono tornati tra i banchi.
A dare il benvenuto ai ragazzi delle classi prime e ai loro genitori c’era il corpo insegnanti con in testa la professoressa Germana Vercellino, collaboratrice del dirigente scolastico, che ha portato i saluti del nuovo preside Giovanni Marcianò.
Quest’anno l’istituto si presenta con 550 iscritti - sono 150 i nuovi allievi nelle prime - e in totale ci saranno 23 classi, una in più dell’anno scorso: sette prime, cinque seconde, quattro terze, quattro quarte e tre quinte. Confermati gli indirizzi: cucina, sala-bar, ricevimento e operatore del servizio turistico.
Durante l’arco dell’anno invece, dalla prima alla terza ingresso alle 8,30 e uscita alle 15,30, mentre per quarte e quinte ingresso alle ore 8,30 e uscita alle ore 14,30. È questo il decimo anno di presenza a Trino dell’Alberghiero, una scuola in continuo sviluppo, che richiama studenti dalle province di Alessandria, Asti, Torino, Biella, Vercelli e Pavia. Anche quest’anno gli studenti saranno dislocati in quattro strutture differenti: 12 classi nella sede principale di via Vittime di Bologna, 7 classi nei locali delle scuole medie, 3 classi presso le aule dell’Artistico di piazza Garibaldi e, una classe nello stabile che si trova dietro l’ex Biverbanca.
Tre saranno le palestre utilizzate dai ragazzi: alle medie, alle elementari e al Centro Sociale Buzzi.
«Sappiamo che per i nostri istituti superiori, ad iniziare proprio dall’Alberghiero, gli interventi sono in ritardo - spiega il sindaco Alessandro Portinaro - e con la Provincia di Vercelli, a cui spetta la gestione, abbiamo riscontrato delle difficoltà.
C’è in programma la realizzazione di nuove aule e il consolidamento del tetto verso piazza Chauvigny e bisognerà trovare le risorse.
Resta una scuola suddivisa in quattro plessi differenti, con tutte le difficoltà del caso. Speriamo che sia l’ultimo anno che affrontiamo con l’emergenza di spazi».