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Il meteorite “comperato” dal cacciatore - L’esemplare più importante e significativo dell’intera collezione del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino

Il giorno 29 febbraio [1868], tra le ore antimeridiane 10,30’ e 10,45’ (tempo medio locale), udimmo nella atmosfera e nella direzione nord-nord-est della città di Casale una forte detonazione, la quale dopo un intervallo di circa uno o due secondi era seguita da un’altra non meno intensa; colla differenza però che, mentre la prima era, per così dire, semplice, la seconda poteva in certo qual modo dirsi doppia: risultava cioè composta come da due detonazioni elementari e distinte, le quali venissero a sovrapporsi o, se si vuole, a seguirsi senza intervallo alcuno comeché brevissimo”. Cosi si legge nella memoria dei professori dell’Istituto Leardi di Casale intitolata “Sopra gli aeroliti caduti il giorno 29 febbraio 1868 nel territorio di Villanova e Motta dei Conti”, pubblicata a Torino nel 1868. Il giorno dopo, scartata l’ipotesi del temporale e quella dell’artiglieria, pervenne all’Osservatorio meteorologico dell’Istituto tecnico Leardi la notizia della caduta di diverse pietre dal cielo nei territori di Villanova e Motta dei Conti. Ma il cielo minaccioso e l’impossibilità di trovare cavalli e carrozza, costrinse gli studiosi a rinviare al 2 marzo il sopralluogo nell’area interessata con guide pratiche dei luoghi alla ricerca delle “pietre del cielo”. Oltre ad un frammento del peso di quasi 2 chilogrammi, posseduto dal dott. Martinotti di Villanova che lo aveva avuto da un certo Caldana, e a numerosi pezzetti caduti (come ricorda l’astronomo francese Camille Flammarion) davanti ad un albergo di Motta dei Conti e raccolti dagli abitanti, la scoperta più importante fu quella di “un pezzo di grammi 6311, che si trovava nelle mani di un certo Cabrin noto cacciatore, il quale asseriva di averlo veduto cadere, e quindi scavato e trovato alla profondità di m. 1.50”, vicino alla cascina Roletta di Villanova. In realtà, scrupolosamente interrogato, egli “messo alle strette confessò: essere il meteorite stato rinvenuto da un ragazzo e da questi averlo avuto, non ricordiamo bene, se con 20 o 25 centesimi”. Ma mentre il Martinotti, lieto di far cosa utile alla scienza, consegnò agli studiosi il frammento per le analisi, “il Cabrin, per quanto da noi sollecitato - come si legge nella memoria - si rifiutò ostinatamente a cederci, ovvero solo ad abbandonarci per alcuni giorni il pezzo che possedeva, asserendo di non volerlo e non poterlo consegnare se non al proprio padrone Conte Malabaila. Siamo dolenti - concludono gli studiosi - che l’onorevole Conte ci abbia più tardi negato il proprio concorso in questo nostro lavoro, col rifiutarci, anche per breve tempo, detto pezzo, per poterlo più diligentemente esaminare e studiare”. La nota meteorite “Motta di Conti” (così è indicata nel Catalogo generale di Londra), poi ceduta dal conte Alberto Malabaila di Canale al Museo di Mineralogia dell’Università di Torino, è l’esemplare più importante e significativo dell’intera collezione del Museo Regionale di Scienze Naturali del capoluogo. Dionigi Roggero IN MEZZO ALLA STEPPA. LA CASCINA ERA A VILLANOVA E SI CHIAMA ROLETTE A caccia di oggetti volanti... Siamo stati incuriositi dalla mostra “Meteroriti, le pietre del cielo” aperta fino all’8 marzo al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. In una pubblicazione del Museo appena edita a cura di Erica Bittarello, Emanuele Costa e Lorenzo Mariano Gallo, troviamo ben tre meteoriti caduti nella nostra zona: Cereseto (17 luglio 1840), Motta dei Conti (1868) e Montemagno (17 febbraio 1935, tuttora in fase di studio). Sono stati programmati eventi collaterali tra cui un incontro domenica 21 febbraio alle 16 a Montemagno e venerdì 5 marzo alle 20,30 alla sala polivalente di Motta dei Conti. E noi andiamo a Motta, per l’esemplare più grande e significativo concludendo il Viaggio d’autore con una caccia al tesoro nella campagna (meglio steppa, visto la brinata) fino ai confini con Villanova. Appuntamento alle quattordici al municipio di Motta dei Conti. Sono presenti tre assessori: Mariella Perucca, Loreto D’Alessandro e Carlo Zambelli e la preziosa addetta stampa del Museo Chiara Conti. Chiariamo subito col dott. Lorenzo Mariano Gallo, al telefono, la questione dei confini territoriali, l’intero pacchetto caduto dal cielo si chiama “Motta di Conti” e comprende tutti i frammenti che erano uniti prima della frantumazione. Lo studioso aggiunge che un quarto frammento, caduto a Caresana, non è stato rinvenuto. Tutto questo in preparazione della conferenza del 5 marzo che, aggiungiamo, sarà “corredata” da assaggi di panissa stellare con vino Barbera. Forti della nostra documentazione confrontiamo la mappa del territorio comunale con una planimetria con indicazioni a colori allegata al saggio dell’Istituto Leardi di Casale del 1868 e partiamo alla ricerca della 'cascina Roletta' (con la 'a' finale, come dalle vecchie cronache), luogo principale della caduta. Seguiamo l’auto di due assessori, il navigatore ci indica: 'strada comunale Rolette', con la "e" ma non ci dovrebbero essere dubbi In sintesi da Motta a Villanova, che attraversiamo fino a casa Bonardi, poi superando la torre dell’acqua e un pilone votivo, siamo sulla statale per Vercelli, svolta destra, imbocchiamo una strada sterrata, stretta (e se incrociamo un’auto?), fango e fango, si procede lentamente in un paesaggio veramente siberiano fino a una cascina bianca lontana e isolata nella pianura. Stop davanti al cancello. Nella bruma la targa indica "cascina Rolette-Villanova". Ci meritiamo la foto di gruppo (anzi gruppetto). Intravediamo una Madonna effigiata su un muro interno, ringraziamento per scampato pericolo? Certo quel meteorite (ma è maschile o femminile?) deve aver fatto un bel botto e spaventato tutti. Luigi Angelino FOTO. Il grande meteorite di Motta, l'arrivo alle Rolette di Villanova e la zona circostante la cascina dove è caduta la "pietra dal cielo"

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