Articolo »

  • 04 dicembre 2008
  • Moncalvo

Quando Moncalvo ebbe l'unico casinò in Italia

Per quasi 7 mesi Moncalvo ebbe l'unico casinò in Italia. Sembra una notizia inimmaginabile, una boutade, ma quel fascinoso mondo di belle donne, sontuose toilettes, tipi danarosi e rischi affrontati con spregiudicatezza o timore, così ben tratteggiati da tanta letteratura e film, sopravvissero proprio nel rione Rinchiuso di un piccolo paese. Un caleidoscopico mondo di una piccola, ma frequentata casa da gioco situata in via Carlo Ferarris, nel bel palazzo barocco di proprietà dell'allora famiglia Manacorda, ora sede dell'Acquedotto del Monferrato. Il piccolo casinò venne aperto dai partigiani subito dopo la Liberazione del 25 aprile 1945, per terminare nell' inverno dell'anno dopo. Tutto questo in un periodo in cui il gioco era probito dall'avvento del fascismo, che vietava i giochi d'azzardo. Questa struttura non fu però mai semplicemente una bisca più o meno clandestina, ma un piccolo casinò di provincia gestito in modo piuttosto organizzato. Va ricordato che case da gioco del livello di San Remo e Venezia ripreso l'attività, su autorizzazione del ministero degli Interni, dal 31 dicembre 1945, mentre quella di Saint Vincent solo a fine marzo 1947. Fautore dell'apertura del locale fu un uomo dalla spiccata personalità e dalle frequentazioni eccellenti quale era il conte Gabriele Cotta. Il nobile, comandante in capo da Robella d'Asti, suo paese natale, della Divisione partigiana "Monferrato" , avrebbe in seguito gestito, dal 1947 al 1978, il casino della Vallèe di Saint Vincent divenendone amministratore delegato e responsabile delle relazioni esterne. Non essendoci mai state vere e proprie ricerche storiche su questo aspetto di vita locale- nessuna traccia appare nell'archivio storico del Comune- le poche notizie, per altro difficili da indagare, vinte timidezze e ritrosie sono quelle delle poche fonti orali che, per motivi di età o di memoria ancora ricordano le vicende di questa piccola casa da gioco pubblica. Le sale di palazzo Manacorda erano controllate dai partigiani Alberto Dellavalle detto "Giusto" comandante della terza Brigata "Monferrato" a Moncalvo e il conosciutissimo Luigi Acuto, "Tec Tec" di Grana, che guidava una banda autonoma. Nel casinò era barista Vincenzo Testa, che di lì a poco avrebbe gestito per 33 anni il ristorante "Centrale" rilanciando la ricetta del Gran bollito misto, che ricorda "tre sale prese in affitto al primo piano, due roulette e una di chemin de fer. Uno dei croupier era svizzero. A molti di loro servivo ancora un caffè con pane e salame alle 6 di mattina". All'ingresso dell'edificio, i due lampioni erano le uniche luci che si vedevano dalle colline dirimpettaie. La Questura di Asti chiuse la struttura una notte del dicembre 1946 e qualcuno ricorda che il motivo fosse dovuto ad uno sfortunato giocatore che, dopo aver perso la casa, minacciò il suicidio. Il conte Cotta, che aprì la struttura per sistemare i suoi comandanti partigiani, dopo la chiusura del casinò a Moncalvo, legò immediatamente il suo nome al maestoso Hotel Billia di Saint Vincent, dove, il 29 marzo 1947, aprì il casinò de la Vallèe. Esso riscontrò subito un enorme successo, in parte per la sua dislocazione facilmente raggiungibile, ma soprattutto perchè ebbe due eccezionali figure di manager: il conte Gabriele Cotta, l'uomo delle relazioni esterne e il professor Bruno Masi, l'uomo delle relazioni interne. Va ricordato che il piccolo paese di Saint Vincent era famoso per il suo stabilimento termale che accoglieva in passato regine e nobili europei, grazie alle straordinarie virtù curative delle sue acque scoperte, nel 1770, dal locale prete Jean Baptiste Perret. Allo stabilimento si unì dapprima un piccolo centro culturale d'intrattenimento e, nei folli anni Venti, la prima vera casa da gioco con la mitica roulette. Inizia allora a girare danaro, ma poco dopo tutto viene fermato dalle leggi fasciste. Il 3 aprile 1946, il presidente della Regione, lo storico Federico Chabod emana un decreto che autorizza l'apertura di un casinò con durata ventennale. Nel frattempo il conte Cotta, lasciata Moncalvo, contatta Alcide De Gasperi che aveva molte perplessità in merito . Il casinò de la Vallèe aprirà il 29 marzo 1947. Inizia da parte dell'ex comandante partigiano un'inedita operazione di marketing senza dimenticare però gli amici di Moncalvo. Il figlio di "Giusto" è assunto tra i croupier, mentre una famiglia di suoi conoscenti di borgo Stazione grazie a lui apre a Saint Vincent un negozio di frutta e verdura. Anche in seguito altri moncalvesi andranno a chiedere al conte aiuti e favori. Ha inizio così la straordinaria fortuna di questo casinò: "grandi premi", per farsi conoscere e invogliare un ricco turismo ed attirare sempre più giocatori, l'istituzione del prestigioso premio "Le grolle d'oro" attribuito al mondo del cinema e altri numerosi premi ed eventi sportivi. Tutto questo con l'unico obiettivo di appagare i desideri di ogni giocatore, mitica illusione di ogni casinò grande o piccolo che sia come quello di un piccolo paese monferrino. Annalisa Cerruti Prosio

Profili monferrini

Questa settimana su "Il Monferrato"

Walter Zollino

Walter Zollino
Cerca nell’archivio dei profili dal 1871!