Il futuro della cava di gesso preoccupa sindaci e cittadini
di Chiara Cane
Messa in sicurezza o stoccaggio di scarti da lavorazioni industriali? Di due una, o entrambe le cose in un’unica soluzione? Insomma quale sarà il destino della cava di gesso dismessa di Codana nel Comune di Montiglio Monferrato? Per decenni il sito era stato oggetto di preoccupazione per la cittadinanza, poi i timori parevano essersi leggermente affievoliti fino a quando, nelle scorse settimane, l’allarme è tornato prepotentemente alla ribalta. Lunedì 21 marzo, presso il MontExpo di Montiglio, si è tenuto un confronto pubblico con la popolazione su invito dell’amministrazione comunale presieduta dal sindaco Dimitri Tasso, per prendere conoscenza della proposta della Società comasca Beatrice, relativamente alla messa in sicurezza e all’uso della Cava in questione. L’attività estrattiva presso il giacimento di gesso si era sviluppata nel tempo estendendosi fino al 7° livello sotto terra (ovvero a circa 120 metri di profondità); tra gli anni ‘74 e ‘85, la cava era divenuta, previa autorizzazione regionale, depositaria di 300 mila metri cubi di rifiuti industriali, provenienti della ex acciaieria Teksid, depositati al 2° e 3° livello. Negli anni 2005-06 erano stati ottenuti finanziamenti per effettuare studi e per piazzare alcuni piezometri interni ed esterni, al fine di escludere eventuali fuoriuscite di liquidi inquinanti. In assenza di tali fuoriuscite in ambiente esterno era così venuta meno la priorità di bonifica, mentre andava evidenziandosi il problema della staticità, soggiacente le diverse fessurazioni generatesi. E sarebbe proprio per scongiurare il rischio di cedimenti strutturali che la Beatrice Srl e la Difesa Ambiente Srl, entrambe in provincia di Como, hanno proposto alla Ieca, proprietaria e responsabile delle manutenzioni della Cava, le misure per la messa in sicurezza ed uso della cava, discusse con la popolazione lunedì scorso. Si tratterebbe di scarti di lavorazioni industriali in conglomerato cementizio che andrebbero a riempire progressivamente 2 milioni di metri cubi di spazi vuoti. Un prodotto industriale che, contestualmente, in un’unica operazione di business, troverebbe da un canto facile soluzione di smaltimento e, dall’altro, costituirebbe materiale di riempimento idoneo ad ostacolare i possibili cedimenti della struttura ipogea.
«Precisamente di che origine sono gli scarti di lavorazioni industriali in questione?» è stato chiesto da alcuni dei convenuti. Una domanda scontata e semplice che, tuttavia, non avrebbe trovato risposte soddisfacenti da parte dei referenti delle società intervenute alla serata.
Le posizioni dei sindaci
del territorio astigiano
Alla riunione, oltre al sindaco di Montiglio, Tasso, hanno partecipato anche alcuni sindaci ed amministratori dei Comuni limitrofi, il responsabile di Arpa Alessandria-Asti Alberto Maffiotti, referenti di Legambiente e numerosi cittadini. Dal suo canto Legambiente ha smentito l’ipotesi di riempimento della cava con materiale nucleare, infondata vox populi che girava da settimane. «Siamo molto preoccupati - ha spiegato Antonello Murgia, sindaco di Piovà Massaia - perché quando si tratta di rifiuti non c’è mai da sottovalutare nulla. Nessun esperimento del genere è stato ancora fatto in Italia; siamo proprio sicuri di essere noi a dover fare questo test?» Piera Sesia, vicesindaco di Moransengo, ha sottolineato come questo territorio abbia già pagato prezzi fin troppo alti in termini di inquinamento ambientale, facendo riferimento alla centrale di Trino Vercellese, all’eternit di Casale Monferrato e di Cavagnolo o alla medesima cava di Codana, divenuta depositaria di rifiuti inquinanti negli anni ottanta. «Se perdiamo l’ambiente - ha sottolineato la Sesia - non ci resta più nulla».
Così il sindaco di Cocconato d’Asti Monica Marello: «Il nostro Comune, già bandiera arancione del Touring Club Italiano, punta tutto sul turismo ecosostenibile, sull’ambiente e sull’enogastronomia. Comprendo le difficoltà del sindaco di Montiglio relative alle eventuali problematiche statiche del sito, ma auspico che venga fatta maggior chiarezza sul materiale che verrà impiegato e che venga fatta un’approfondita valutazione sull’idea progettuale presentata». «Al momento non è presente un progetto, ma solo un’idea» ha precisato Maffiotti.
«ll nostro compito è quello di affiancare il Comune di Montiglio nelle scelte, attraverso una corretta valutazione ambientale in base alle leggi e alle norme esistenti e, se verrà effettivamente autorizzato il progetto, provvederemo a monitorarlo e controllarlo affinché rispetti i requisiti richiesti. Nel frattempo porteremo avanti una prima verifica dello stato attuale della cava e delle falde acquifere. Naturalmente senza un progetto serio e un percorso amministrativo certo, oltre che una sostenibilità economica da parte delle società proponenti, nessuna autorizzazione verrà rilasciata». «Vogliamo garanzie sul lungo termine - ha ribadito Tasso - ritengo tuttavia corretto, previde le dovute specificazioni e garanzie, adoperare un ragionamento anche su questa proposta; qualcosa bisognerà fare per garantire la staticità della cava cautelandoci, parimenti, dal rischio di appetibilità del sito stesso».
«Noi amministratori siamo pronti a costituire un comitato e a chiedere tutta la chiarezza necessaria quando si parla di argomenti così importanti per la salute di chi vive in queste zone» hanno quindi concluso i sindaci presenti. Le preoccupazioni e le intenzioni esternate durante la serata dagli amministratori sono state condivise da 17 sindaci di Comuni astigiani dell’area circostante.