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Convegno sull’omofobia: forti contestazioni al San Filippo FOTO VIDEO

Come da previsioni, è stato un convegno di fuoco, quello organizzato, domenica sera, dal Movimento per la vita, Alleanza Cattolica, Comunione e Liberazione e con il patrocinio della Pastorale della Salute e Pastorale Sociale della Diocesi di Casale, sul tema “Gender – omofobia – transfobia: verso l’abolizione dell’uomo?”. Circa un’ottantina di contestatori – appartenenti a partiti (Sel, Pd e GD) e a numerosissime associazioni hanno atteso al di fuori dell’auditorium San Filippo l’arrivo dei partecipanti e del sindaco Giorgio Demezzi (subito salutato con un ironico applauso e al grido di “Buone elezioni!”) distribuendo volantini e mostrando, silenziosamente, cartelli di protesta appesi al collo. Dopo il saluto iniziale di Margherita Garrone (presidente MpV), la quale ha subito manifestato la preoccupazione verso una «legge che ci sta arrivando addosso senza la possibilità di valutare», il responsabile della Pastorale sociale don Gigi Cabrino ha introdotto i relatori precisando la posizione della Diocesi: «Qualche giorno fa “Il Monferrato” riportava di un comunicato dell’Arcigay nel quale si domandava quale era la posizione della Diocesi di Casale. È la stessa della Chiesa: estrema misericordia e apertura nel rispetto, però, della dottrina. Non esprimiamo giudizi. Sappiamo però che una legge può influire sulla cultura e riteniamo utile confrontarci in una serata informativa come questa. Ecco perché la Diocesi ha dato il suo patrocinio». Intanto, i contestatori, aumentati nel frattempo, entravano in auditorium prendendo posto nelle ultime file. Primo intervento previsto quello dell’avvocato e bioeticista Giorgio Razeto. Dopo aver brevemente mostrato l’iter del ddl sull’omofobia (approvato alla Camera lo scorso 19 settembre), Razeto è subito entrato nel vivo mostrando i fondamenti della teoria gender. Primo: non esiste una natura umana perché l’uomo è un prodotto della cultura. Secondo: non esistono differenze sessuali in quanto si è uomo o donna solo se ci riconosce come tali indipendentemente dalle identità fisiche. Terzo: l’uomo è oppressore della donna. Fin qui tutto liscio. Il ragionamento di Razeto è poi proseguito arrivando a toccare un tasto dolente: se, passando dall’oggettivismo al soggettivismo, ognuno ha il diritto di decidere la propria natura sessuale, nulla vieta, a livello teorico, che vi sia anche predilezione sessuale verso i bambini. Da questo momento in poi, la contestazione non è più stata silenziosa: urla, proteste, slogan hanno cominciato a corredare la relazione. Calmate le acque, Razeto ha continuato parlando del relativismo e del possibile antidoto: il ritorno al senso comune, all’ordine morale e alla religione naturale. In conclusione, allorquando Razeto ha definito la legge in oggetto una forma di indottrinamento coatto, il grido di “buffone!” ha cominciato a rieccheggiare nella sala. In realtà, la contestazione maggiore doveva ancora venire: l’intervento del prof. Mauro Ronco (ordinario di Diritto Penale all’Università di Padova) è stato un vero e proprio travaglio. Da subito ne è emerso un botta e risposta con un contestatore sulla questione del rispetto reciproco invocato da Ronco, ma il culmine della serata si è toccato quando il giurista ha cercato di dimostrare come l’omofobia («Quella che hai tu!», gli gridano dal fondo) non esista: «L’omofobo - ha detto Ronco - sarebbe colui che avrebbe paura dell’omosessuale e allora lo odia: nulla di più assurdo, non c’è ragione perché io abbia paura di un gay. Certo, vi è violenza da parte di molti, ma quella è violenza verso i più deboli in generale, che siano gay, donne o disabili…». «Fai schifo!», gli è stato risposto. In molti, allora, don Gigi Cabrino in primis, hanno cercato di calmare gli oppositori cercando di convincerli a far proseguire pacificamente le relazioni senza cadere, squalificandosi, nell’insulto per poi intervenire al termine nello spazio riservato alle domande. Appelli lanciati nel vuoto, lo sdegno delle numerosi associazioni presenti era troppo: la casalese Selena Bricco ha, addirittura, sfilato provocatoriamente sul palco durante l’intervento del giurista. Tornato uno stato di calma apparente, il professore ha provato a toccare gli aspetti giuridici più rilevanti: «È una legge che mira a punire chi la pensa diversamente dall’ideologia gender e chi dice la verità sul matrimonio. Gli atti discriminatori contro l’orientamento sessuale sono già puniti dal sistema legislativo, addirittura con l’aggravante. Questa è una legge contro la libertà di pensiero, è una legge che si attribuisce compiti di pedagogia morale e gettare discredito su una verità antropologica fondamentale, è una legge-bavaglio». «Basta che lei stia zitto e non la imbavagliamo», hanno urlato dalle ultime file contro il professore che ha risposto: «Questo mi convince sempre più delle mie posizioni e trovo conferme sulla violenza del vostro comportamento». D’ora in avanti, toccati gli argomenti di utero in affitto, aborto e adozione figli, la serata è stata continuamente interrotta. Prima cori di «Ver-go-gna, ver-go-gna, ver-go-gna!» fino all’occupazione del palco da parte dei contestatori con in mano cartelli “L’omofobia è odio non è libertà d’opinione” e due uomini lanciatisi in un bacio sul palco. Costretto a sospendere la conferenza, il prof. Ronco ha salutato, tra le urla, il pubblico: «Questa è la prova a quale livello di inciviltà stanno arrivando queste persone». Tra le impressioni raccolte all’uscita, quella del sindaco Demezzi: «Trovo sconcertante tutto questo: ero venuto per capire e informarmi…» e di don Cabrino: «Questa serata è stata pensata per parlare di una legge. La prova è stata che di questa legge non si può parlare». IN ALTO A DESTRA I LINK A FOTOGALLERY E VIDEO

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