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Murisengo: roccaforte per i nemici e corte per gli amici - La lapide di Tarsilla

(d.r.) - Un tempo sull’alta torre del castello che svetta orgogliosa sull’abitato di Murisengo sventolava sulla merlatura ghibellina la bandiera con campo trincerato e dentellato d’oro e d’azzurro che indicava la presenza del principe don Emilio Guasco Gallarati, marchese di Bisio, scomparso nel 1976 alla veneranda età di 98 anni. Oltre alle tavole genealogiche delle famiglie nobili alessandrine e monferrine iniziate dal padre don Francesco, a lui si deve il volume “Murisengo. Notizie generali, feudali, ecclesiastiche, comunali”, pubblicato a Casale dalla Tipografia Cooperativa nel 1912. Vi si legge il testo della lapide, già scomparso all’epoca della pubblicazione, che un tempo ornava la parte alta della torre con questa frase benaugurante: “Hostibus arx fortis / sed amicis gratior aula mei” (Roccaforte per i nemici, ma corte gradevole per i miei amici, ndr.), posta nell’aprile del 1510 da Bernardino Scozia. “E’ assai probabile che l’iscrizione - scrive in “Castelli del casalese e dell’alessandrino” Antonino Angelino - riguardasse invece il rifacimento della sola parte superiore di una struttura già antica e deperita; il massiccio parallelepipedo della torre ha infatti una parte inferiore in pietra da taglio, sulla quale si innesta l’altra, in mattoni, che reca, poco sotto la sommità, i beccatelli in pietra sui quali era impostato il ballatoio: quest’ultima è molto verosimilmente la porzione fatta aggiungere da Bernardino Scozia dopo aver forse acquistato dagli altri consignori ogni loro diritto su questo elemento emergente dal castrum”. E poi aggiunge: «Un’investitura a lui concessa nel 1529 è relativa ai lotti del castello “con tutta la torre”; nello stesso documento si parla, a proposito delle componenti interne della fortificazione, di una corte con cisterna, di una casa e di “alcuni altri edifici”, di sedimi: probabilmente siamo di fronte ad un castello che non è un fabbricato omogeneo, ma uno spazio fortificato, su cui insistono i diversi immobili dei consignori, dotato di torre maestra: quella che Bernardino Scozia per ragioni di prestigio ha interamente acquisito e fatto restaurare». Il luogo di Murisengo è soprattutto legato alla famiglia degli Scozia, il cui blasone col motto “A bon rendre” campeggia in molte sale del maniero. Ne furono titolari per oltre quattrocento anni, fino al 1873 quando la contessa Tarsilla Scozia, madre di Emilio, portò il castello in dote al marito, Francesco Guasco di Bisio che aveva condotto all’altare a Casale. Poco dopo, nel 1878, l’architetto Carlo Ceppi (Torino, 1829-1911), esponente del gusto eclettico della seconda metà dell’Ottocento, già noto col Mazzucchelli per il progetto della stazione torinese di Porta Nuova, realizzava la “cappella a pianta ellittica con colonne tortili in legno, tinte ad imitazione del marmo”. E’ degna di nota anche l’iscrizione posta nell’androne di accesso al cortiletto che rammenta al visitatore l’ospitalità concessa nel 1813 dal marchese Carlo Guasco (nipote della contessa Osanna Fassati, vedova del marchese Francesco Maria Scozia, sepolto nella sottostante chiesa parrocchiale) a Silvio Pellico che nella serenità del luogo compose la “Francesca da Rimini”, uno dei maggiori successi teatrali dell’Ottocento. Visite guidate da settembre (ch. c.) - Partiranno a settembre le visite guidate al castello di Murisengo che, su prenotazione, aprirà le porte tutti i primi lunedì del mese. Ritornato agli antichi splendori nella parte esterna e, recentemente completati gran parte dei restauri interni, l’antico castello è ora visitabile grazie alla disponibilità degli attuali proprietari. Oltre al secolare parco impreziosito da grandi alberi e colorate aiuole, che ai piedi del castello domina l’antico borgo, sono visitabili la cappella, la sala delle quattro stagioni, quella dei fiori e la manica lunga a sette volte con gli stemmi delle casate delle donne che, dal 1300 in poi, hanno abitato il castello, e la torre . Un tour in anteprima (l.a.) - Appuntamento davanti al Municipio di Murisengo con Chiara Cane. Saliamo sulla sua cross over Nissan verso il castello. Curve secche. All’entrata principale due muratori stanno lastricando la strada di ottanta metri con l’aiuto del proprietario Giuseppe Collura, originario di Refrancore, abitante ad Asti, imprenditore nel settore della manutenzione gas. Salitella (a piedi). In cortile la moglie Milena Di Leo, di Quattordio, con le due figlie Federica e Martina, signora con la passione per l’antiquariato e negozio ad Asti. Bella la corte dominata dalla torre e contornata da un parco ricco di ulivi, alloro, limoni e dai viali bordati dalla lavanda. Aggiungi un gran panorama: le Alpi marittime, l’Appennino, il Monviso, da un lato il paese. Eravamo stati qua l’ultima volta nel luglio 2003 guidati dal poeta Teresio Malpassuto e l’impressione era stata di un degrado quasi irreversibile, già all'ingresso erba e rovi complicavano il passaggio. Ora già a prima vista un recupero che ha del miracoloso. Merito dei nostri Collura. Han girato molto la Val Cerrina fin ad essere colpiti dalla torre di Murisengo (lo siamo sempre stati anche noi, è unica). Acquistato il castello nel dicembre 2005 han iniziato subito i restauri, quasi conclusi. Il progetto è stato redatto dallo Studio Capellino di Asti. Siamo i primi 'visitatori guidati' in un complesso che merita subito il titolo di dimora storica. Entriamo in chiesa, il trittico all'altare raffigura La Madonna con il bambino, San Giuseppe e S. Anna. Una scritta recente è significativa: “L’amore per la famiglia e una fede silenziosa guidano in questi anni la famiglia Collura e Di Leo a un meticoloso lavoro di restauro. Questa cappella è la lampada che illumina la rinascita del castello...”. Una lapide più vecchia in latino unisce la nascita della cappella al ricordo di Francesco Guasco e Tarsilla Scozia (v. traduzione), poi altre epigrafi per il soggiorno di Silvio Pellico e l’augusta presenza del Re Vittorio Emanuele con il principe Umberto durante le manovre del 1928 (che qui avevano base). Saliamo al salone che un tempo aveva un buco nel pavimento (colpa di una pianta) oggi è impreziosito dal soffitto ligneo. Scendiamo dalla scala circolare in ferro battuto che svela un altro salone. In una nicchia un Cristo protettore. Poi visita alla Galleria delle armi, alla sala degli nobildonne con dipinti sotto il cornicione gli stemmi delle casate delle dame che, dal 1300 in poi, hanno abitato il castello, un interessante e unico albero genealogico ‘‘rosa’’; infine la cortesia dei proprietari ci apre la sala dei fiori e a quella delle quattro stagioni con affreschi firmati dal Pifferi. Un ascensore ci porta ancora ai segreti della torre, la parte più antica del maniero. Prenotatevi per le prossime visite.... PER SAPERNE DI PIU' Abbiamo girato al prof. Olimpio Musso a Colle Val d'Elsa, nostro apprezzato collaboratore, la lapide in latino su Francesco Guasco e Tarsilla Scozia, pronta la traduzione con una postilla: mi ha dato del filo da torcere l’abbreviazione D.D. dell’inizio della seconda riga. L’ho risolta in base al contesto. Il testo completo, in latino, sciolte le abbreviazioni, recita: AD.PERPETUAM.REI.MEMORIAM./ D.D. (=DOMINI) FRANCISCUS.GUASCUS.AEMILII/ALOYSII.MARCHIONIS.BISII.ATQUE/ FRANCAVILLAE.F(ILIUS) ET. THARSILLA/SCOTIA.ALEXANDRI.MARCHIONIS/ CALLIANI.ET.MURISENGHI.COMITIS/ F(ILIA).CONJUX.SUA.SACELLUM.HOC.SUI /ET. FAMILIAE.DEVOTIONE.FACIENDUM/EXORNANDUMQUE.CURAVERE.EX.INGENIO/ET. PRAESCRIPTO.CAROLI.CEPPI/ ANNO. MDCCCLXXVIII La traduzione è la seguente: A PERPETUA MEMORIA DEL FATTO. I SIGNORI FRANCESCO GUASCO, FIGLIO DI EMILIO LUIGI MARCHESE DI BISIO E DI FRANCAVILLA, E TARSILLA SCOZIA FIGLIA DI ALESSANDRO MARCHESE DI CALLIANO E CONTE DI MURISENGO, CONIUGE SUA, CURARONO LA COSTRUZIONE E L’ARREDAMENTO DI QUESTA CAPPELLA PER LA DEVOZIONE SUA E DELLA FAMIGLIA(=DELLA SUA FAMIGLIA) SECONDO IL TALENTO E IL PROGETTO (=SEGUENDO L’INGEGNOSO PROGETTO) DI CARLO CEPPI. NELL’ANNO 1878.

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Elena Robotti

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