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Le chiese di San Luigi nel giorno del solstizio

Il 21 giugno è il giorno del solstizio d’estate (dal latino “solstat”, che significa “il sole si ferma”). E’ la giornata più lunga dell’anno, scandita da oltre 15 ore di luce dall’alba al tramonto, ma che rappresenta già l’inizio del cammino discendente del sole verso il solstizio d’inverno segnato dal minimo di ore di luce. Nei secoli, entrambi i solstizi sono stati occasione di festività di vario genere. In quello invernale i pagani celebravano il “Sol Invictus”, i romani i “Saturnalia” e i cristiani il Natale; in quello estivo si festeggiava la notte di Litha (la dea sassone del grano affine a Demetra e Cerere) o la natività cristiana di San Giovanni Battista. Ad essa si aggiunse in seguito la memoria liturgica di San Luigi Gonzaga che la Chiesa celebra nel giorno della morte (21 giugno 1591). Il rampollo della famiglia Gonzaga di Castiglione era nato il 9 marzo 1568 nel castello di famiglia, figlio primogenito di otto figli del marchese Ferrante e di Marta Tana di Santena. Nell’estate del 1577, per sottrarli al contagio della peste, Don Ferrante Gonzaga mandò Luigi e Rodolfo a Firenze, alla splendida corte dei Medici, dove appena compiuti i dieci anni Luigi promise a Dio di non sposarsi. Due anni dopo, alla fine del 1580, a Casale Monferrato dove il padre (governatore della città) lo aveva voluto accanto a sé per seguire personalmente la sua educazione, egli frequentava cappuccini e barnabiti, ma alla fine la sua scelta cadde sulla Compagnia di Gesù. Appartenente a una delle più prestigiose e potenti dinastie italiane, trascorse tre anni tra gli austeri splendori dell’Escorial dove con il fratello Rodolfo fu assegnato come paggio (“menino”), all’Infante di Spagna Don Diego, principe ereditario delle Asturie. Lasciato erede del titolo Rodolfo, entrò a 17 anni, contro il volere del padre, nel noviziato di Sant’Andrea al Quirinale, ricevuto dal novarese padre Giovan Battista Pescatore. Nella città eterna studiò teologia e filosofia sotto la guida del direttore spirituale Roberto Bellarmino (1542-1621), affermato teologo postridentino e maestro di tante generazioni di fanciulli. Nell’ultimo decennio del secolo XVI una epidemia di malattie infettive fece una strage di romani, tra cui alcuni papi, come Sisto V, Urbano VII e Gregorio XIV. Luigi Gonzaga, accanto a Camillo de Lellis e ad altri confratelli gesuiti, si prodigò nell’assistenza ai contagiati tanto che, pur malato da tempo, un giorno trovando per strada un appestato, si racconta che se lo caricò in spalla portandolo in ospedale. Ma pochi giorni dopo morì a soli 23 anni. Fu beatificato poco dopo la sua scomparsa da papa Paolo V nell’ottobre 1605 e canonizzato da papa Benedetto XIII il 31 dicembre 1726, insieme ad un novizio della Compagnia di Gesù, Stanislao Kostka, uno dei più noti santi polacchi. Il suo corpo venne tumulato nella chiesa romana di Sant’Ignazio in uno splendido altare barocco realizzato dallo scultore parigino Pierre Legros su disegno del celebre Andrea Pozzo, autore nella chiesa parrocchiale di Grazzano Badoglio della splendida pala d’altare della “Morte di san Francesco Saverio” circondata da stucchi e dalle figure di san Luigi Gonzaga e di san Stanislao Koska (cfr. il viaggio d’autore “Andrea Pozzo dal Trentino in Monferrato”, Il Monferrato 26-112010). Del resto sappiamo che il committente della tela fu l’abate commendatario dell’abbazia dei Santi Vittore e Corona, Mario Callori di Montemagno, uno dei promotori degli esercizi spirituali per la diocesi di Casale (dove ricordano S. Luigi le chiese di Corteranzo, Bolli di Cerrina, Cantavenna, Morsingo, Borgo in unione con S. Carlo). I SAN LUIGI.... murisengo-cerrina Corteranzo è una frazione di Murisengo si raggiunge dalla statale della Val Cerrina, sulla destra oltrepassato il capoluogo, una strada stretta si inerpica subito tra ville di favola cascine e vigneti. Seguendo le indicazioni arriviamo a La Canonica prima tappa, ci aspettano con la chiave della chiesa di San Luigi. L’edificio nasce come casa di caccia nobiliare di fine seicento. I proprietari, i Giunipero, vendettero nel 1911 alla famiglia Calvo la parte relativa all’attuale azienda Isabella, mentre la Canonica fu oggetto di un lascito alla curia e così rimase, fino agli anni settanta quando nel 2003 i Calvo ne divennero proprietari. Gabriele Calvo (figlio di Pietro, mitico vignaiolo) con la moglie Emma trasformano con molta intelligenza il complesso in un resort di charme (che piscina panoramica!) e si guadagnano subito dediche affettuose sul libro degli ospiti: ‘‘Questo luogo è un posto davvero incantevole dove liberare la mente e il cuore, Stefano’’. I turisti vengono (e ritornano) da tutt’Europa, i più affezionati sono olandesi. Un buon investimento anche per i figli Jacopo, Athos-Gabriele (che becchiamo in cantina mentre imbottiglia il Barbera Truccone), Arianna e Gaia. Poi grazie alla signora Emma e alla sua grande chiave possiamo entrare nella chiesa di San Luigi, al cimitero del paese. Lo abbiamo già scritto, qui al 21 giugno, il sole entra alle 12 da un oculo e traccia una croce sull’altare, mitico da Stonehenge (Cornovaglia). San Luigi figura su tutti i libri d’arte come capolavoro di Bernardo Antonio Vittone (Torino 1705-1770) e lo merita. Via veloci per altri due San Luigi in zona di Cerrina, Anselmo Villata (presidente di Inac, istituto d’arte contemporanea) ci apre l’oratorio di Case Bolli, eretto nel 1760, che ha la particolarità di ospitare un corpus di opere, dipinti e sculture, di Camillo Francia, artista monferrino; esempi: dall’altare ‘‘vola’’ un angelo di terracotta, sullo sfondo una grande tempera: S. Luigi e l’angelo. Sono state collocate nel 2003. In finale siamo in via Roma a Cerrina per la cappelletta di San Luigi con opere di Francesco Marini allievo di Carlo Carrà a Brera, da itinerario.

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Elena Robotti

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